Il 2022 ha visto un’esplosione dei casi di colera. L’epidemia ha ormai interessato almeno trenta Paesi in tutto il mondo, mentre solitamente si era limitata a flagellare una ventina di Stati. Il Libano, per esempio, credeva di essersi lasciato alle spalle l’epidemia di colera trent’anni fa. Come rileva il quotidiano francese le Monde, anche Haiti è stata duramente colpita dal colera, che ha già contagiato oltre 800.000 persone e ne ha uccise più di 10.000 tra il 2010 e il 2019. E ora una nuova ondata sta per abbattersi. Nemmeno l’Africa è stata risparmiata, con un incremento dei casi di colera in Malawi, Somalia, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. E in Asia sono stati travolti l’Afghanistan e il Pakistan. In Stati come in Bangladesh, l’epidemia è ormai endemica.
Renaud Piarroux, responsabile del dipartimento di parassitologia dell’Ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi, è stato interpellato sulla questione da le Monde e ha spiegato come “ogni epidemia ha la sua storia. Quelle in Siria e in Libano sono legate a una situazione di guerra mentre quella di Haiti è accentuata dalle bande criminali, che hanno ostacolato accesso all’acqua e ai farmaci bloccando le strade”. Philippe Barboza, a capo dell’èquipe OMS per il colera e le malattie diarroiche epidemiche, ha evidenziato che “il colera è alimentato dai conflitti e dalla povertà, ma in più quest’anno stiamo assistendo all’impatto sempre più visibile dei cambiamenti climatici, che si stanno comportando da amplificatore”.
Epidemia di colera, “controllarla immediatamente con vaccinazione”
Il colera si trasmette solitamente tramite l’acqua sporca ed è favorito dalle precarie condizioni dei servizi igienici. “La nostra preoccupazione è che ci saranno sempre più epidemie in futuro – ha ammesso Barboza a Le Monde – ed è per questo che dobbiamo controllare la situazione adesso”. Atti concreti sono garantire l’accesso all’acqua potabile e pulita, assicurando l’efficienza dei servizi igienici e dell’assistenza sanitaria agli Stati flagellati dall’epidemia di colera. Per Barboza, “il modo più veloce per controllare un’epidemia rimane la vaccinazione”.
Al momento, i vaccini attualmente utilizzati per combattere l’epidemia di colera consistono in due dosi da ingerire a due settimane di distanza. Ma, come riporta Le Monde, dopo due dosi l’efficacia è di appena il 65%, e dopo una dose è pari al 40%. E l’immunità non dura a lungo. I vaccini contro il colera sono poco appetibili per le industrie farmaceutiche, sebbene la strategia delle vaccinazioni di massa abbia dato buoni risultati. Ma il buon esito delle vaccinazioni potrebbe essere compromesso dall’aggravarsi dei fenomeni conseguenti i cambiamenti climatici.