L’INTERVENTO DELLA PREMIER MELONI ALLA FARNESINA DAVANTI AGLI AMBASCIATORI
«La spesa militare è una spesa vitale per difendere i propri interessi nazionali»: lo ha sottolineato in più passaggi la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenendo alla Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori d’Italia nel mondo, organizzata alla Farnesina dai Ministri degli Esteri Antonio Tajani e al Ministro della Difesa Guido Crosetto. Con i due rappresentanti del suo Governo, la Premier ha poi annunciato di essere in partenza nelle prossime ore verso l’Iraq per «portare gli auguri di Natale a tutti i nostri militari impegnati nelle missioni di pace. L’Italia ha il comando della missione Nato: Ci sono altri 4-5 ministri in partenza per altrettanti teatri dove sono impegnati i nostri militari. E’ un gesto simbolico per dare un segnale importante a queste persone che sicuramente si sacrificano più di noi». Guerra in Ucraina, ruolo dell’Italia nel mondo e dipendenza energetica sono poi stati i tre punti cruciali affrontati dalla Premier Meloni nel lungo discorso tenuto alla Farnesina.
«Voi siete bandiere dell’Italia, nel senso di essere portatori di un’identità che è sempre» – ha detto ancora la leader FdI agli ambasciatori presenti – «la base di qualsiasi possibile dialogo. Non si può parlare con gli altri se non si è consapevoli di ciò di cui si è portatori. Vi ringrazio per il lavoro silenzioso, fondamentale, strategico che portate avanti ogni giorno nell’interesse della nazione». Invitando il più possibile le varie ambasciate a valorizzare la lingua italiana, Giorgia Meloni ha sottolineato come questo invito «non solo vuol dire difendere un elemento fondamentale della nostra cultura ma anche difendere la profondità della nostra cultura. È un richiamo che faccio innanzitutto a me stessa». Secondo Meloni, portare le radici proprie con sé è un modo di esprimere l’interesse nazionale all’estero: «È una missione – ha proseguito – che deve essere adeguatamente riconosciuta e vi devo ringraziare per tutti i sacrifici che riuscite a rappresentare così adeguatamente». L’Italia vuole tornare a giocare un ruolo da protagonista in un mondo però che è profondamente cambiato rispetto alla Guerra Fredda e al post-caduta del Muro: «Intorno a noi il mondo sta cambiando: cose che si davano per certe, non sono più tali. Eravamo convinti che con il libero commercio globale avremmo avuto una migliore distribuzione della ricchezza e che sistemi meno democratici si sarebbero democratizzati». Invece, sottolinea amaramente Meloni, «È accaduto l’esatto contrario: chi si è indebolito siamo stati noi che abbiamo finito per non controllare le catene del valore».
DIPENDENZA ENERGETICA, IL MONITO DI MELONI: “CON LA CINA NON RIFARE ERRORI FATTI CON LA RUSSIA”
In un mondo che deve tornare a dialogare anche fuori dall’Occidente, Meloni sottolinea come la guerra in Ucraina sia un vero spartiacque: «In tutte le culture questo è il momento della vittoria della luce sulle tenebre, invece l’Ucraina vive la quasi totalità delle sue giornate senza energia elettrica. Per capire come stanno gli ucraini, chiederei a tutti gli italiani di spegnere un’ora al giorno tutta l’energia di cui dispongono, per capire cosa significa avere persone che difendono la libertà e l’amore di patria». È così che il tema della Conferenza degli ambasciatori si è poi spostato sul fronte dipendenza energetica, dove non sono mancate alcune “tirate d’orecchi” della Premier italiana alla Commissione Europea. «La dipendenza energetica è oggi la più visibile, la battaglia su questo fronte è stata cominciata dal precedente governo, Draghi e Cingolani hanno fatto un ottimo lavoro che sto continuando. L’Italia è stata la capofila e ha portato a casa un importante risultato», rileva la Presidente del Consiglio.
La sfida però ora è tornare a produrre energia riuscendo a diversificare il più possibile: «E in questo quadro il ruolo della diplomazia è centrale. Si apre per l’Italia una grandissima occasione»: secondo Meloni, in questi mesi complicatissimi tra Covid, guerra e crisi energetica, «Ci siamo resi conto delle troppe dipendenze, dell’errore strategico in termini sovranità di rinunciare ad alcune catene del valore, della dipendenza energetica dalla Russia, e probabilmente ci accorgiamo della eccessiva dipendenza in termini di sicurezza dagli Stati Uniti. E ci accorgiamo di come non sarebbe intelligente uscire dalla dipendenza dalla Russia favorendo una dipendenza dalla Cina sull’elettrico. Un altro errore che si rischia di fare».