Mircea Lucescu, tecnico della Dinamo Kiev, ha raccontato in una intervista a TuttoSport il campionato paradossale che la sua squadra sta vivendo a causa della guerra in Ucraina: “Viviamo con la paura. Ti guardi in cielo e non sai cosa può arrivare da un momento all’altro. Sentiamo i rumori degli aerei mentre siamo in campo e stiamo facendo le nostre partite ovviamente a porte chiuse, ma fin che non suonano gli allarmi giochiamo cercando di prestare massima attenzione al campo. Ci è capitato di dover aspettare anche un’ora nello spogliatoio prima di poter riprendere il match”.
L’allenatore, tuttavia, non ha mai pensato di rinunciare all’incarico. “Non so chi avrebbe fatto una cosa così al mio posto, ma io mi sento a posto nel fare quello che faccio. Non posso tradire questi ragazzi. Mi voleva il Fenerbahce, ma ho detto no. Il mio posto è là. Anche se quello che sta accadendo ha dell’inverosimile”.
Mircea Lucescu, tecnico Dinamo Kiev: la guerra in Ucraina dal campo di calcio
La Dinamo Kiev e le altre squadre ucraine, come raccontato dal tecnico Mircea Lucescu, trascorrono molto tempo nei Paesi confinanti all’Ucraina per evitare di correre rischi. “Ho forti dolori alla schiena e alle anche dovuti alle tante ore che devo passare in pullman quando ci spostiamo dalla Polonia ai campi di Kiev, Leopoli, Kryvyi Rov, Mynav, Uzgorod e Kolos dove ancora si può giocare il nostro campionato”.
In tal senso, il dito è puntato contro la comunità internazionale. “Dopo quasi un anno di guerra sembra che tutto sia ormai normale, assuefatto e nemmeno si parla più della vita negli stadi ucraini”, ha evidenziato. È per questo motivo che nelle scorse settimane ha cercato di portare dei messaggi di pace con delle amichevoli: “L’idea è stata mia. Sono stati momenti emozionanti, giocavamo per gli ucraini che erano sparsi per l’Europa, in particolare per nonne, mamme e figli piccoli perché gli uomini erano sul fronte a combattere dove ahimè sono ancora. Chissà mai quando finirà questa maledetta guerra”.