TANGENTI QATARGATE ANCHE DAL MAROCCO: LE ULTIME NOVITÀ
Un “risiko” molto complesso di soldi, presunte tangenti, favori politici e interessi incrociati tra politici e lobbisti: il Qatargate (che potremmo anche iniziare a chiamare “MaroccoGate”) da settimane non finisce di fornire nuovi spunti di indagine e sospetti sull’intricato mondo di relazioni che sussisteva tra Qatar, Marocco, Sud Africa e Medio Oriente con alcuni membri del Parlamento Europeo. Gli inquirenti e il giudice responsabile dell’inchiesta nata in Belgio (su informativa dei servizi segreti di ben 5 Paesi, ndr) Michael Claise ad oggi ritengono che prima Antonio Panzeri e oggi Francesco Cozzolino (entrambi del gruppo S&D) sarebbero stati gli snodi fondamentali al soldo del Qatar e del Marocco per far passare determinate leggi e “favori” ai regni esteri. Se il primo ha iniziato a collaborare con la giustizia ammettendo alcune colpe (ma non la corruzione, ndr), il secondo oggi sospeso dal Pd si dichiara innocente ma vuole collaborare con i giudici per difendere la sua posizione messa in crisi dalle accuse di Francesco Giorgi, Eva Kaili e per l’appunto Panzeri.
Secondo quanto emerso finora dalle indagini sul Qatargate, Cozzolino sarebbe stata la figura chiave nelle commissioni al posto di Panzeri (non eletto alle ultime Europee): si sarebbe speso per le cause del Marocco e del Qatar, avrebbe ricevuto finanziamenti da Giorgi e Panzeri per cercare di favorire i due Paesi esteri. Tutto questo secondo l’accusa visto che l’attuale europarlamentare dem si dichiara innocente e pronto a chiarire su ogni elemento emerso finora nel Qatargate. Secondo quanto emerso dalla Procura belga, Ali Bin Samikh al-Marri, ministro del lavoro del Qatar, avrebbe incontrato Kaili, Panzeri e Cozzolino con l’obiettivo di «agire in seno all’europarlamento» per far «dimenticare» i dossier sugli operai morti durante la costruzione degli stadi dei Mondiali 2022.
AVVOCATO EVA KAILI: “È INNOCENTE”. NUOVI SOSPETTI SU ANTONIO PANZERI
Come spiega ancora “La Repubblica” nel focus sul Qatargate, «Al-Marri agiva tramite un assistente, Boudjellal Bettahar, detto “l’algerino”, che faceva il lavoro sporco: ovvero recuperare il denaro e farlo arrivare nelle mani del “cassiere” Giorgi». L’obiettivo finale, spiegano gli investigatori nelle carte delle indagini, «è stata la cooptazione di europarlamentari, assistenti e funzionari del Seae (Servizio europeo per l’azione esterna) e in seno alla confederazione europea e mondiale dei sindacati». Dopo il “niet” alla scarcerazione di Eva Kaili, gli avvocati Mihalis Dimitrakopoulos e André Risopoulos hanno ribadito la posizione della destituita vicepresidente del Parlamento Ue, tra i primi 4 arrestati per l’inchiesta Qatargate.
«È innocente, totale estraneità ai fatti. La signora Kaili è sola in una cella di prigione. Purtroppo anche la sua bambina di 22 mesi è sola. È Natale e non c’è nessuno. Eva Kaili sente che sta vivendo un disastro. Per favore, rispettatela». Emergono invece nuovi sospetti sull’ex Pd, oggi in Articolo1, Antonio Panzeri secondo i dossier pubblicati dal “Fatto Quotidiano”: «Dice di essere un deputato, ma non è deputato in niente, nel senso che non ha alcuna caratteristica di un deputato, inutile che ce lo raccontiamo. E non c’è stata alcuna strategia possibile per convincerlo. Nel senso che prima è stato fatto gentilmente, poi con le maniere forti, ma è stato inutile», sono le parole proferite – pare – da Antonio Panzeri al telefono con Giuseppe Meroni (assistente dell’eurodeputato Marc Tarabella ma anche collaboratore in passato del eurodeputato dem Pietro Bartolo e dello stesso Panzeri) lo scorso 13 ottobre. Mancavano pochi giorni alla scadenza del termine per presentare emendamenti alla proposta della Commissione europea di modifica del “Regolamento con l’elenco dei Paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto”: non è chiaro a chi si riferiscono ma per gli inquirenti questi e altri discorsi via telefono rappresentano il tentativo di condizionare i voti in Parlamento Ue presso il gruppo dei Socialisti in favore di Qatar e Marocco. Non solo, secondo gli investigatori, «Francesco Giorgi continua a informare Panzeri dello stato di certi dossier precisi» dimostrando di poter essere l’anello di congiunzione tra i “lobbisti” e gli affari in arrivo extra Ue. Tutto questo, lo ricordiamo, è materiale dell’accusa e occorrerà capire quale posizione e replica daranno i diretti indagati nel prosieguo dell’inchiesta Qatargate, tutt’altro che conclusa.