INCHIESTA QATARGATE: PANZERI E FIGÀ-TALAMANCA RESTANO IN CARCERE
Antonio Panzeri e Niccolò Figà-Talamanca per il momento resteranno ancora in carcere: accusati di corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere sull’inchiesta “Qatargate”, i due responsabili delle ong coinvolte nelle indagini (Fight Impunity e No Peace without Justice) hanno visto respingere la richiesta di interrompere la custodia cautelare, come già era avvenuto con Eva Kaili (Francesco Giorgi invece non aveva presentato appello). La Corte d’Appello di Bruxelles ha deciso dunque di annullare la decisione di prima istanza sulla concessione del braccialetto elettronico per Figà-Talamanca, prolungando per almeno un altro mese la custodia cautelare: durante l’udienza a porte chiuse, è stata invece accolta la richiesta di Panzeri di una prossima udienza il 17 gennaio.
«Nell’interesse dell’inchiesta, nessun’altra informazione sarà diffusa per ora – conclude il comunicato della Procura belga – la stampa verrà informata di eventuali nuovi sviluppi attraverso un comunicato stampa». Nel frattempo, i documenti citati oggi da “La Repubblica” e dal “Domani” potrebbero far pensare a nuovi nomi coinvolti nel Qatargate pronti ad essere resi noti dagli inquirenti, quasi tutti italiani e nel gruppo S&D: «si comprende perfettamente come il gruppo Panzeri fosse in grado di muovere come marionette alcuni parlamentari, soprattutto italiani», si legge su “Rep” dopo aver contattato fonti dirette delle indagini; «Con alcuni di loro – conclude il quotidiano del Gruppo GEDI – parlano direttamente al telefono per indicare loro gli interventi da fare. E per complimentarsi dopo il passaggio in aula. Al momento i nomi di questi parlamentari sono coperti, così come impone la legge, da ‘omissis’. Ma se dovesse arrivare l’autorizzazione dal Parlamento a liberarli, dalla montagna si staccherebbe una nuova valanga. Sempre italiana».
QATARGATE, LE “PROVE” SULLE TANGENTI A PANZERI E GIORGI
Con trolley pieni e con addirittura il passeggino del neonato: in questo modo Antonio Panzeri e Francesco Giorgi avrebbero ritirato alcune delle tangenti di cui sono accusati nella vicenda Qatargate, presso l’hotel extralusso di Bruxelles “Steigenberger Wiltcher’s”. Lo riporta oggi “La Repubblica” che pubblica le ricostruzioni avute dalla stampa belga più vicina alle fonti della maxi inchiesta che ha scosso i vertici d’Europa: «La valigia. […] È uno dei tratti distintivi delle indagini sul Qatargate. Il “veicolo” delle mazzette. Il “mezzo” per assicurare il passaggio dei soldi», scrive Claudio Tito su “Rep” riportando le ultime novità sulle indagini per corruzione e riciclaggio ai danni di Eva Kaili, Francesco Giorgi, Antonio Panzeri e Niccolò Figà-Talamanca.
L’accusa principale resta quella di presunte mazzette da Qatar e Marocco ricevute per tentare di influenzare le decisioni politiche del Parlamento Europeo in favore di questi due Paesi (ma forse sono diversi altri ad essere coinvolti): secondo le fonti di “Le Soir” e “La Repubblica”, l’ex europarlamentare Panzeri e l’attuale assistente del eurodeputato Andrea Cozzolino, Francesco Giorgi (compagno della destituita vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili) avrebbero fatto visita all’hotel di lusso a Bruxelles lo scorso 10 ottobre. In quell’occasione avrebbero incontrato un’ampia delegazione del governo del Qatar guidata dal ministro del Lavoro, Ali Ben Samikh al-Marri. Ebbene, secondo chat, intercettazioni e immagini sequestrate dalle telecamere dell’albergo, Panzeri sarebbe arrivato con una ventiquattro ore vuota, salvo poi uscirne con la borsa decisamente più pesante e “ingrossata”. Si teme che all’interno vi fossero le tangenti con il denaro poi ritrovato nella casa di famiglia Panzeri in Belgio: secondo l’accusa del Qatargate, Giorgi (che avrebbe confessato ai giudici begli) sarebbe stato il “cassiere” dell’organizzazione mentre Panzeri con Cozzolino avrebbero dovuto provvedere a “contattare” i vari funzionari/europarlamentari nelle commissioni atte a prendere decisioni su Qatar e Marocco (ma entrambi negano questa grave accusa).
EVA KAILI: “QATARGATE? IO INNOCENTE, MI SANGUINA IL CUORE PER MIA FIGLIA”
Assieme a Panzeri nell’hotel con gli emissari del Qatar vi sarebbe stato anche anche il suo ex assistente Francesco Giorgi assieme alla figlia di venti mesi nel passeggino, quella stessa bimba per cui Eva Kaili aveva chiesto i domiciliari a Natale ma non le sono stati concessi dalla procura che indaga sul Qatargate. Le valigette con le presunte tangenti del Qatar ma anche accordi e affari diretti con il Marocco: scrive “La Repubblica” come leggendo lle carte e le conversazioni telefoniche tra Panzeri e l’ambasciatore marocchino Abderrahim Atmoun, «si possono tracciare le linee di un sistema con cui l’ex europarlamentare influenzava le decisioni politiche a Strasburgo». Molti nomi ancora coperti da “omissis” nelle carte degli inquirenti ma la maggior parte, spiegano da Bruxelles, sarebbero italiani nel gruppo “S&D” di cui fanno parte Pd e Articolo 1. «L’obiettivo della cricca era l'”argent”», ovvero il denaro, spiegano gli inquirenti del Belgio.
«In caso sia rilasciata resterà in Belgio e combatterà fino a quando non sarà riconosciuta la sua innocenza»: lo ha detto oggi al “Corriere della Sera” l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos, legale dell’eurodeputata del Pasok Eva Kaili. In carcere, spiega ancora l’avvocato greco, la ex vicepresidente dell’Europarlamento «sta vivendo un incubo, una catastrofe perché è innocente. L’unica persona che l’ha visitata nel giorno di Natale è stato il padre». Dopo quanto letto negli atti del Qatargate, specie sul conto del compagno Francesco Giorgi, Eva Kaili «si sente tradita. Il suo nome è stato usato a sua insaputa, prima del giorno dell’arresto non sapeva nulla del denaro che è stato trovato nell’abitazione, i soldi non erano suoi né li custodiva. Il suo cuore sta letteralmente sanguinando per la sua bambina di 22 mesi che è sola e che può contare solo sull’anziano nonno». Le accuse sono gravissime ma allo stesso tempo molto “vaghe” secondo l’avvocato della politica greca: «corruzione di pubblico ufficiale, riciclaggio e associazione criminale, non sono fondate su circostanze vere, ma solo sul fatto che il denaro è stato trovato sotto lo stesso tetto che Eva Kaili divideva con il compagno». In merito ai rapporti con Antonio Panzeri e sull’intera base di accuse su cui si fonda il Qatargate, Kaili conclude tramite l’avvocato: «Ciò che lei sa è che Panzeri conosceva e collaborava con Giorgi da molti anni. Kaili, però, non era stata mai a conoscenza del grado e del tipo di collaborazione tra loro e per lei sarebbe una dolorosa sorpresa se le accuse nei loro confronti fossero confermate in giudizio. Ha sempre votato secondo coscienza, né Panzeri né il padre della sua bambina hanno mai influenzato il suo voto. La creazione di relazioni commerciali con il Qatar è stata una politica centrale dell’Unione europea. L’Europa ha bisogno del gas del Qatar per non rimanere al freddo».