ALLARME GUERRA KOSOVO-SERBIA: COSA STA SUCCEDENDO NEI BALCANI
Da tempo ormai la potenziale “guerra delle targhe” in Kosovo rischia di tramutarsi in una vera e propria guerra civile tra la popolazione di Pristina (sostenuta dalla NATO) e la Serbia, forte alleata della Russia nei Balcani. Le ultime ore però raccontano di una tensione mai così alta dai tempi delle guerra in Jugoslavia: la Serbia di Vucic ha allertato e schierato l’esercito al confine, intimando il Governo del Kosovo il rilascio di tre serbi (Dejan Pantić, Miljan Adžić e Slađan Trajković) arrestati 18 giorni fa. Non solo, la popolazione serba presente nel Kosovo del nord sta aumentando ogni giorno le barricate nelle strade in protesta per la decisione sul fronte targhe (la decisione di mesi fa del Governo di Pristina, ora sospesa, di bandire i serbi che vivono in Kosovo che non accettano di dismettere le targhe serbe) e per la decisione dello stesso Kosovo di inviare numerose unità armate della polizia speciale per «la lotta a criminalità e corruzione» contro «bande criminali guidate da serbi».
Belgrado non ci sta e respinge le accuse, chiedendo l’intervento della Nato per scongiurare l’esplodere di una guerra sanguinosa che si aggiungerebbe al già “eterno” conflitto tra Ucraina e Russia qualche migliaio di chilometri più ad est. La mediazione dell’UE finora non ha portato gli effetti sperati anche se da settimane i rispettivi leader di Serbia e Kosovo – Aleksandar Vučić e Vjosa Osmani – predicano calma e invitano a trovare un accordo per evitare l’esplosione delle proteste in guerra. Ieri intanto la minoranza serba ha alzato altre barricate per le strade e si sono uditi spari nella notte tra le forze kosovare e alcuni agguerriti manifestanti. I nuovi posti di blocco durante la notte a Mitrovica rappresentano un punto possibile di non ritorno: finora le barricate erano state erette al confine tra i due Paesi nelle campagna, mai erano arrivate a bloccare intere strade di città. «Il presidente della Serbia ha ordinato all’esercito serbo di rimanere al massimo livello di prontezza al combattimento, cioè al livello dell’uso della forza armata», ha spiegato ieri il ministro della Difesa serbo Milos Vucevic, «Non c’è motivo di farsi prendere dal panico, ma c’è motivo di essere preoccupati».
TENSIONE NATO-RUSSIA PER POSSIBILE GUERRA IN KOSOVO: GLI SCENARI
Il Kosovo ha richiesto ufficialmente alle forze NATO presenti sul territorio (la famosa KFOR, la forza forza d’interposizione dell’Alleanza Atlantica di cui fa parte anche l’Italia) di rimuovere le barricate serbe, altrimenti ci penserà l’esercito: quello potrebbe essere la “goccia finale” che potrebbe far traboccare il “vaso” della guerra tra i due Paesi in conflitto perpetuo. L’arresto dell’ex poliziotto serbo Pantić da parte della polizia kosovara avvenuto lo scorso 10 dicembre ha aizzato le proteste dei cittadini serbi che vivono nel nord del Kosovo: dopo 18 giorni di tensione sempre in aumento, ONU e UE temono una nuova escalation che possa portare un secondo fronte di scontro “a distanza” tra Russia e NATO. Il primo ministro kosovaro Albin Kurti ieri in tv h spiegato che le barricate nel nord sono di fatto pilotate dalla Serbia: «Se la Kfor non è in grado di rimuovere le barricate, o non vuole farlo per motivi che non conosco, allora dovremo farlo noi. Da parte nostra, le barricate possono essere rimosse senza incidenti, ma l’altra parte ci è molto sconosciuta. Le persone sono in uniforme, non so come reagiranno loro quando la nostra polizia si avvicinerà. Ma si sa che ogni giorno ricevono direttive da Belgrado». Dura la replica delle forze serbe presenti nel nord del Kosovo e ormai in stato di guerra: «Rimuoveremo la barricata quando Pristina rilascerà Dejan Pantić, Miljan Adžić e Slađan Trajković. E quando le forze speciali di polizia verranno ritirate dal nord».
Il presidente Vucic, pur condannando le tensioni presenti in Kosovo, ha riferito di continui contatti con i rappresentanti internazionali, in particolar modo l’inviato UE Miroslav Lajcak, con l’obiettivo di «risolvere la crisi attraverso il dialogo e per via diplomatica». Allo stesso tempo però ha ordinato il massimo stato di allerta dell’esercito in Kosovo, per «proteggere il nostro popolo e preservare la Serbia». Dopo aver incontrato ieri il patriarca serbo Porfirije (a cui le autorità di Pristina hanno negato l’ingresso in Kosovo presso il Patriarcato di Pec, sede della chiesa serba), Vucic ha criticato pesantemente l’Occidente e le autorità di etnia albanese del Kosovo per aver «complottato insieme per innescare disordini e uccidere i serbi” che presidiano le barricate. Il loro obiettivo è di espellere la Serbia dal Kosovo…con l’aiuto dei loro agenti a Belgrado». Anche dalla Serbia giunge l’invito alla NATO per un intervento immediato, altrimenti sarà guerra: «Noi siamo per la pace e il dialogo, ma se si arrivasse ad attacchi fisici e all’uccisione di serbi, e se la Kfor non dovesse intervenire, la Serbia sarà costretta a farlo», ha detto sempre ieri il vicepremier e ministro degli esteri serbo Ivica Dacic.