Claudio Salvagni, avvocato di Massimo Bossetti, è intervenuto in collegamento ai microfoni di “Lombardia Nera”, trasmissione di Antenna 3 condotta da Marco Oliva. Il legale difensore ha fatto chiarezza circa l’ennesimo ‘no’ ottenuto in sede di ricorso da parte del tribunale di Bergamo, precisando: “Si discuteva dello stato di conservazione dei reperti, noi volevamo sapere dove e come fossero conservati. La scorsa udienza abbiamo prodotto i verbali del procedimento di Venezia, che è ancora in fase di indagini, e l’ordinanza del tribunale di Bergamo – che ha respinto il nostro ricorso per l’ennesima volta – ci dice in sostanza che la risposta alla nostra domanda ce la siamo data noi stessi con la produzione dei nostri documenti. I reperti sono presso l’ufficio Corpi di Reato, negli scaffali, a temperatura ambiente. Da un lato la Corte respinge il nostro ricorso, dall’altra ci dà una risposta”.
Salvagni ha quindi aggiunto che la difesa di Massimo Bossetti voleva una risposta dalla Corte e questa, di fatto, l’ha data. O meglio: “Non l’ha data formalmente, in quanto ha respinto il nostro ricorso, ma ha sottolineato l’evidenza della risposta, contenuta nei nostri documenti. Questo è un elemento fondamentale per una futura revisione. È un’ammissione di colpevolezza, una confessione a tutti gli effetti. È stato messo nero su bianco, finalmente, che quei reperti sono sostanzialmente distrutti. La Corte non ha il coraggio di sottoscrivere questa affermazione, ma ci dice ‘l’avete detto voi…’. È come se fosse una risposta sospesa”.
MASSIMO BOSSETTI, PARLA L’AVVOCATO SALVAGNI: “DAI 54 CAMPIONI DI DNA SI È ARRIVATI A IGNOTO 1”
A “Lombardia Nera”, l’avvocato di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, ha spiegato che il profilo genetico di Ignoto 1 è stato tratto dalle 54 provette di Dna raccolte dagli inquirenti: “Vorrei che questo fosse un elemento acquisito, sul quale non discutere più. Non è vero che quelli erano scarti, anzi, proprio quelli hanno consentito di individuare Ignoto 1”.
Per la difesa quei campioni sono importanti, poiché “basterebbe confrontare il Dna di Massimo Bossetti con il Dna contenuto in quelle provette per mezzo dei nostri consulenti. Tuttavia, le sentenze fino in Cassazione hanno ribadito che tutti i campioni di Dna erano completamente esauriti…”.