LE PAROLE DI DE MICHELI (PD)
Intervistata da money.it in vista delle primarie del Partito democratico per la segreteria a cui è candidata, Paola De Micheli ha parlato anche di riforma delle pensioni, spiegando che nell’eventualità il Governo volesse intervenire sul tema “noi non ci sottrarremmo al confronto, ma la maggioranza anche su questo ha almeno cinque idee diverse. A parte qualche annuncio non c’è un’idea di una riforma economicamente sostenibile che consenta ai giovani di avere una prospettiva di una pensione dignitosa. E già nella legge di Bilancio il governo ha usato le pensioni per fare cassa”. Dal Pd arriva, quindi, una nuova critica alla manovra e sul fronte della previdenza De Micheli evidenzia che l’esempio più doloroso del fatto che si sia voluto far cassa usando le pensioni “è la mancanza di una completa rivalutazione delle pensioni superiori a quattro volte il minimo e le limitazioni discriminatorie di Opzione donna. Hanno penalizzato i pensionati e le donne per fare cassa”.
L’APPELLO DELLA CGIL CUNEO SULLA RIFORMA PENSIONI NEL 2023
L’impulso dei sindacati è fisso sulle rivalutazioni delle pensioni in una riforma che si prospetta strutturale nel 2023: il nuovo appello giunge questa volta da Davide Masera, segretario generale della Cgil Cuneo e della Camera del lavoro, prossimo a lasciare al suo successore Piertomaso Bergesio dopo il congresso provinciale in corso in questi giorni.
«Priorità alla lotta al precariato. Senza un lavoro dignitoso, con salari adeguati, rispettoso dei diritti delle persone, non c’è futuro. Vogliamo un Paese più equo che dia risposta ai giovani e alle generazioni più anziane. Vanno create le condizioni per offrire occasioni di lavoro stabile, i salari e le pensioni devono essere rivalutati», spiega nel suo discorso di commiato dalla Cgil di Cuneo. Un tema però tutt’altro che “local” in quanto la richiesta di rivalutazione pensionistica ben oltre quanto emerso dalla Manovra del Governo Meloni viene di continuo ribadita dai sindacati che si aspettano sul tema pensioni intervenuti ben più strutturali nei prossimi mesi. (agg. di Niccolò Magnani)
CUB CONTRO LA MANOVRA
Anche la Cub ha espresso un giudizio sulla Legge di bilancio 2023. Per quanto riguarda le misure di riforma delle pensioni, la Confederazione unitaria di base spiega che “le due norme su quota 103 e su opzione donna sono praticamente una fregatura. Stesso dicasi per il capitolo sulla rivalutazione delle pensioni che ha abrogato la legge che prevedeva il 100% con norme che prevedono una rivalutazione decrescente dal 100 al 32%”. Secondo la Cub, “in pratica il Governo ha deciso di diminuire innanzitutto il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni di fronte a un’inflazione che ha superato il 10%. Se pensiamo che in Germania si è fatto un accordo per aumentare i salari dello 8,5% per i lavoratori metalmeccanici, siamo di fronte al disastro”. A questo punto “diventa necessario prevedere meccanismi di rivalutazione dei salari e pensioni, aboliti dal 1993 in poi da governi e sindacati confederali. Per questo la Cub si batterà”.
LE RICHIESTE CISL PER I DISABILI
Fabio Barzellotti, responsabile dello sportello Cisl disabili di Viterbo, in un articolo pubblicato su tusciatimes.eu, scrive che “è assurdo dopo tutto il gran parlare di disabilità, ad oggi in Italia, si faccia ancora riferimento a leggi vecchie ormai superate”. Infatti, “negli ultimi venti anni ci hanno chiamato Handicappati, portatori di handicap, disabili, ora diversamente abili, ma le pensioni sono sempre di € 292,00 i tariffari non aggiornati dal 1999, gli ausili sempre più scadenti, quando si riesce ad averli, e un’emarginazione sempre più evidente. Chiamateci come volete ma abbattete le barriere architettoniche e mentali e fateci vivere una vita come i padri costituenti avevano scritto nella carta costituzionale. Il sindacalista sottolinea quindi che “noi della Cisl siamo pronti ad un confronto in tutte le sedi opportune per portare le nostre idee di inclusione, eguaglianza e dignità sociale che rimettano la vita al centro del mondo delle persone con disabilità”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MARINO
Secondo Mauro Marino, bisognerebbe pensare a una riforma delle pensioni che metta al centro il lavoratore, lasciandogli “le scelte sul proprio futuro ponendo solo tre condizioni; avere almeno 62 anni di età, almeno 20 anni di contributi e un assegno previdenziale di 1,5 volte il trattamento minimo (circa 858€). Se sono rispettate queste tre condizioni il lavoratore può uscire quando vuole accettando delle lievi penalizzazioni nell’ordine del’1,5% annue a partire dai 65 anni. In pratica essendo una libera scelta più si anticipa il pensionamento e maggiori saranno le penalizzazioni ed al tempo stesso più lo si ritarda più saranno le incentivazioni. Inoltre, oltre ovviamente ad eliminare le finestre d’uscita togliere anche tutte quelle limitazioni a poter svolgere altri lavori una volta pensionati”.
L’IDEA DI METTERE IL LAVORATORE AL CENTRO
L’esperto previdenziale, in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, evidenzia la necessità di “ragionare in modo diverso per cui, ben venga se una persona lavora da pensionato, pagherà ulteriori contributi all’erario e successivamente percepirà una pensione più alta. C’è chi per suoi motivi vuole lavorare anche da pensionato e non vedo motivi per non farlo. Lo Stato ne beneficerebbe in termini di contributi previdenziali con contrazione del lavoro nero”. Secondo Marino, “all’interno della riforma previdenziale che deve prevedere comunque tutta una serie di aspetti come una pensione di garanzia per i giovani, tutele per le donne e per i lavoratori precoci, un’implementazione della previdenza complementare, nonché l’abbattimento dei costi per il riscatto della laurea”.
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