Mai esploso fragorosamente, il MeToo in Italia svela procedimenti nel mondo del cinema, del teatro e della tv. Ce ne sono una mezza dozzina in corso contro quelle che Cinzia Spanò definisce «personalità predatorie». Lei è presidente di Amleta, associazione che raccoglie testimonianze di abusi per promuovere una cultura della denuncia e della parità negli spazi creativi. Tra questi procedimenti, secondo quanto riportato da Repubblica, ce ne sono due contro un regista che negli ultimi venti anni si sarebbe reso responsabile di abusi di ogni tipo su attrici o aspiranti tali. Sono sette le donne che hanno denunciato questo noto personaggio, ora settantenne, per molestie durante i provini e i corsi di recitazione. Altre quattro lo accusano di essere state abusate durante le prove, quando ormai erano state ingaggiate.
Ma ci sono anche decine di testimonianze raccolte da Differenza Donna: donne di diverse età affermano di essere state toccate, baciate e violentate, vittime del potere esercitato dal ruolo rivestito dall’aggressore e manipolate psicologicamente. Il modus operandi è lo stesso: a tutte è stato chiesto di provare fino a tardi perché erano «più brave», ma in teatro si provavano scene che neppure c’erano nel copione. Si è tenuta già una prima udienza davanti al giudice del lavoro, in quanto «sono decorsi i termini per agire penalmente», ha spiegato l’avvocato Chiara Colasurdo di Differenza Donna. Erano trascorsi i dodici mesi previsti per i reati sessuali.
GLI ABUSI DEL REGISTA E I NUDI FINITI SUI SITI PORNO
Ma nella fattispecie gli abusi erano commessi durante le prove e lui «era il datore di lavoro», quindi «le violenze sessuali multiple di cui è accusato sono avvenute nello spazio di lavoro», oppure rivestiva il ruolo di formatore, ne caso dei corsi di recitazione. Infatti, Repubblica spiega che è stato tirato in ballo anche il teatro in quanto ente formatore ed è stato chiesto di attivare protocolli in modo tale che reati di questo tipo non si compiano ancora. Il teatro però sostiene di non avere alcuna responsabilità e, aggiunge Colasurdo, «non ha speso una parola per le vittime». C’è poi la vicenda di attrici che si sono ritrovate loro malgrado protagoniste di film porno. Questo perché qualcuno dello staff ha estratto scene di nudo dalle registrazioni di una produzione shakespeariana caricandole su diversi siti che finora hanno ignorato le richieste di rimozione. Una vittima ha raccontato di essere stata avvisata da un amico che le aveva viste. «I video sono diventati virali e c’è anche il mio nome accanto a una descrizione esplicita e umiliante. Quando gliene ho parlato, il regista si è solo detto dispiaciuto». In questo caso il reato è quello di revenge porn. La denuncia è arrivata da più parti ed è contro ignoti, ma le indagini sono in corso per individuare il responsabile.
METOO IN ITALIA: DAL PITTORE AL CRITICO…
C’è poi una denuncia collettiva di sei artiste contro un noto pittore milanese di circa cinquant’anni, che collabora con le Accademie delle Belle Arti. Tramite bacheche fisiche e virtuali ha diffuso annunci di lavoro per giovani attrici disposte a posare per dei nudi, poi una volte spogliate le avrebbe aggredite. Repubblica riporta anche le storie di attrici che ricevono messaggi con inviti sessuali espliciti da un noto critico che invia foto delle sue parti intime a ridosso dell’uscita della recensione. «Un reato sessuale a tutti gli effetti», secondo l’avvocato Teresa Manente, anche lei in Differenza Donna, perché non serve il contatto fisico affinché si configuri un abuso. Il problema è che alcune vittime cancellano le immagini ricevute, essendo sgradite, e quindi in mancanza di prove è complesso inchiodare il colpevole. Un’altra vittima ha raccontato che tale critico, che sarebbe stato denunciato per stalking, le avrebbe scritto un messaggio minaccioso: «Ti distruggo se lo racconti». Infatti, colleghe che avevano reagito male ricevono da lui, che è anche membro della giuria di un festival, bocciature.