Si torna a parlare di covid negli studi del programma di Rete 4, Quarta Repubblica, tornato in onda ieri sera dopo la pausa natalizia, e in collegamento vi era il professor Francesco Vaia, direttore dell’istituto di malattie infettive Spallanzani di Roma. Il noto camice bianco ha analizzato la situazione italiana allo stato attuale che sembra tutto sommato serena, anche perchè, sottolinea Vaia: “Abbiamo la somma dell’immunità naturale data dal contagio è quella indotta dal vaccino e questo è stato per noi fondamentale”.
Gli ospedali sono sotto controllo e il virus sembra ben diverso rispetto a quello scoperto a fine 2019, al punto che lo stesso Vaia pochi giorni fa invitò a cambiargli nome e a chiamarlo Covid 23. In ogni caso resta un grande dilemma, ovvero, la variante Cina, nazione che nelle ultime settimane ha deciso di alleggerire in maniera pesante ogni tipo di restrizione contro il covid, facendo circolare il virus come mai si era visto prima.
FRANCESCO VAIA, COVID: “LA CINA DEVE ESSERE TRASPARENTE”
A riguardo Francesco Vaia ha spiegato: “Il tema qui è esclusivamente di sanità pubblica. Dobbiamo costringere la Cina ad essere trasparente e condividere i dati. Potrebbe nascere una nuova variante che ci fa ricominciare da capo”. E ancora: ““In Cina c’è stata una vaccinazione molto bassa e una politica contro il covid medievale. La Cina non ne ha azzeccata una!”
“Noi per evitare che i cittadini italiani potessero tornare indietro – ha concluso Francesco Vaia in riferimento al provvedimento attuato dal governo subito dopo l’esplosione della bolla covid in Cina – abbiamo pensato di tamponare le persone che vengono dalla Cina e abbiamo visto che le varianti cinesi sono quelle per cui noi siamo coperti”. Al momento la situazione sembra reggere anche nel nostro Paese, ma bisognerà capire cosa accadrà da qui a breve anche ad esempio in occasione del capodanno cinese, che si celebrerà il prossimo 22 gennaio.