Francesco Coco, magistrato e procuratore generale: protagonista degli anni di piombo
Francesco Coco, nato nel 1908 e deceduto nel 1976, è stato un magistrato italiano oltre che procuratore generale presso la corte d’appello di Genova. La sua figura è oggi ricordata con estrema stima in virtù del ruolo cruciale svolto nella lotta alle Brigate Rosse, autrici poi del suo assassinio nel 1976. Il magistrato svolse un ruolo magistrale nel merito della tortuosa trattativa con le BR in seguito al sequestro di Mario Sossi, anche lui magistrato.
Era il maggio del 1974 quando, il magistrato Mario Sossi, fu preso in ostaggio dalle Brigate Rosse per ottenere il rilascio di 8 detenuti appartenenti proprio all’organizzazione. Fu proprio in questa vicenda che Francesco Coco, operativo presso la corte d’assise d’appello, svolse un ruolo strategico fondamentale. La sua scelta, dopo giorni di trattative, fu quella di accettare il rilascio degli ex militanti solo a patto che fosse garantita l’incolumità fisica e sanitaria di Mario Sossi. Una volta arrivato il momento del rilascio reciproco e appurata la liberazione del magistrato, bloccò gli 8 militanti impugnando la decisione presso la Cassazione. Sfruttando le leggere contusioni riportate sul corpo del magistrato, ritenne inammissibile il rilascio dei Brigatisti. Francesco Coco mise in gioco la sua stessa vita, a nulla valsero gli ammonimenti dell’allora Presidente della Repubblica; due anni dopo furono proprio le Brigate Rosse ad ucciderlo insieme a due agenti della scorta.
Francesco Coco, il magistrato che affrontò le Brigate Rosse consapevole del suo destino
Francesco Coco, dopo la pregevole gestione del caso Mario Sossi, era ben consapevole che le Brigate Rosse non avrebbero accettato quell’affronto. Il coraggio del magistrato italiano lo portò comunque ad andare fino in fondo, in nome della legalità e per amore della patria. Proprio il giorno prima della sua proposta di ricorso in Cassazione, il Presidente della Repubblica tentò invano di indugiare, trovando come opposizione la fiera presa di posizione di Francesco Coco che volle portare avanti i suoi propositi anche a costo della sua stessa incolumità.
I fatti del 1974 ebbero strascichi evidenti, fino al 1976. L’8 giugno di quell’anno infatti, ebbe luogo l’assassinio di Francesco Coco ad opera di alcuni militanti delle Brigate Rosse. Con lui persero la vita anche due agenti di scorta. Il delitto avvenne nei pressi dell’abitazione del magistrato, a colpi di rivoltella e mitraglietta che non lasciarono scampo all’uomo e alle autorità fedeli al dovere di protezione. I labili dubbi sugli autori dell’assassinio furono dissipati appena 24 ore dopo, nel corso di un processo che vedeva come imputati proprio alcuni esponenti delle BR. Gli uomini in questione, in aula, rivendicarono con orgoglio l’azione di vendetta contro Francesco Coco, in virtù dello smacco subito per il caso Mario Sossi.