Nel 2003 si riuscì a fare il primo sequenziamento completo del DNA umano, scoprendo quale fosse (usando un termine informatico) il codice sorgente dell’essere umano. Per la comunità scientifica e medica fu un importante passo avanti che aprì la strada, si credeva, alla personalizzazione delle cure per ogni persona al mondo. Iniziò a farsi sempre più strada anche l’eugenetica, ovvero l’idea che si possano scegliere i geni da “impiantare” in un essere umano prima della nascita, affinché questo sia “perfetto”. Tuttavia, esattamente come fu per la clonazione, unire le due scoperte potrebbe aprire la strada a nuovi, e forse più preoccupanti, abusi etici.
Cos’è il sequenziamento del DNA?
L’idea su cui si basava il sequenziamento del DNA era quella di mappare (letteralmente) i geni umani, scoprendo quali siano comuni e quali invece potrebbero costituire un elemento di rischio per eventuali patologie. Si iniziò a parlare della fine delle cure standardizzate, perché l’idea di sequenziare il genoma di ogni singolo essere umano, anche prima della nascita, avrebbe permesso di curare specificatamente determinate malattie genetiche, senza procedere per tentativi.
Dal 2003, in cui il primissimo sequenziamento del DNA venne completato, tuttavia non sono stati fatti grandissimi progressi, soprattutto perché a quella prima mappa mancavano alcune parti, sequenziate solamente nel 2022. “Sono stati sviluppati trattamenti per le malattie monogeniche“, spiega la dottoressa Giacobino, neurologa all’Ospedale di Ginevra, al quotidiano francese La Croix, parlando dei progressi seguiti al sequenziamento del DNA, ed il problema è che “chi non ha queste particolari mutazioni non può ancora trarne beneficio”. Contestualmente, però, i test genomici sono diventati a portata di tutte le persone, che con un semplice campione di saliva possono ottenere il sequenziamento del loro DNA, spedendolo ad aziende private in America.
I rischi del sequenziamento del DNA
Ed è ancora la dottoressa Giacobino a spiegare quali siano i problemi di questi testi per il sequenziamento del DNA. I pazienti “si trovano di fronte a un elenco di variazioni genetiche di cui non sanno cosa pensare e spesso si pentono della loro decisione” quando scoprono “di essere portatori di una mutazione”. Per il genetista Patrick Gaudray, invece, ci sarebbe anche un altro problema che riguarderebbe “i dati che le aziende americane stanno accumulando e commercializzando”. Discorso condiviso in parte dalla dottoressa Giacobino, che teme anche possibili abusi in eugenetica.
Il sequenziamento di massa del DNA, spiega, permetterebbe “di selezionare e impiantare i geni ‘migliori'” negli esseri umani prima della nascita, secondo i principi dell’eugenetica. I genomi sequenziati in America, dunque, potrebbero essere utilizzate dalle cliniche riproduttive, ovviamente senza il consenso dei proprietari. Secondo la dottoressa occorrerebbe istituire “un comitato internazionale che sia in grado di dire basta quando le cose vanno troppo oltre, come è stato fatto per la clonazione”.