È stata simulata l’invasione cinese ai danni di Taiwan. A farlo è stato il “Center for Strategic and International Studies”, think tank localizzato a Washington, che ha ipotizzato nel 2026 la data dell’attacco cinese ai danni dell’isola. Lo scenario più probabile emerso è il seguente: “Massiccio bombardamento da parte degli aerei e delle navi della flotta di Pechino; sbarco della prima ondata cinese; i difensori taiwanesi si concentrano sulle teste di ponte sulle spiagge; gli attaccanti cinesi non riescono a far affluire rinforzi e rifornimenti perché sottomarini americani, cacciabombardieri della US Air Force appoggiati anche dall’aviazione del Giappone intervengono e paralizzano rapidamente il tentativo di invasione”.
A darne notizia è il quotidiano “Corriere della Sera”, dove si legge che gli strateghi del Csis hanno condotto a tavolino una sequela di war games (giochi di guerra), portando a termine in tutto 24 round, che hanno coinvolto ex generali a stelle e strisce, ufficiali della US Navy e funzionari del Pentagono. Ma come si è svolta, di preciso, la simulazione dell’invasione cinese ai danni di Taiwan?
SIMULATA INVASIONE CINESE AI DANNI DI TAIWAN: ECCO CHE COSA ACCADREBBE
Più dettagliatamente, stando a quanto riferito dal “Corriere della Sera”, “i partecipanti hanno spostato le loro pedine blu e rosse che rappresentavano difensori e attaccanti sulle mappe del territorio di Taiwan, giungendo alla conclusione che ‘un’invasione affonderebbe rapidamente’ nello Stretto”.
In più, il costo della difesa dell’isola democratica sarebbe estremamente elevato, con migliaia di morti da una parte e dall’altra. Non solo: con l’invasione cinese, la US Navy “perderebbe due portaerei e tra le 10 e le 20 grandi unità navali di superficie“. Taiwan, infine, “uscirebbe dal conflitto devastata: un’economia degradata, un territorio al buio per i danni terribili alla rete elettrica causati dall’attacco cinese, risulta dalle simulazioni di guerra. La flotta cinese cesserebbe di essere operativa per diversi anni”.