Donne pagate per vendere i loro neonati, in quella che può essere definita, senza alcun timore di smentita, un’autentica “fabbrica di bambini”. Succede in Nigeria, nello Stato di Rivers, dove nei giorni scorsi un’operazione di polizia ha consentito di fare uscire allo scoperto tale fenomeno negativo. Grace Iringe-Koko, ufficiale per le pubbliche relazioni del comando locale, ha confermato che sono state salvate 12 vittime dalla tratta di bambini: sono due uomini adulti e 10 donne in dolce attesa, di età compresa fra i 15 e i 29 anni.
Come si legge sull’edizione di giovedì 12 gennaio 2023 del quotidiano “La Verità”, sono state quattro le persone arrestate, poiché ritenute responsabili del traffico di bimbi (due maschi e due donne, ndr). Iringe-Koko ha asserito: “Siamo entrati in azione sabato 7 gennaio alle 16.45, sulla base di informazioni credibili a disposizione del comando della polizia di Stato di Rivers”. Stando a quanto accertato fino a questo momento, è stata fatta luce su una vera e propria fabbrica di bambini, che prevedeva che le donne venissero pagate per vendere i loro neonati. L’importo riconosciuto era di 500mila naira, pari a 1.200 euro.
NIGERIA, DONNE PAGATE PER VENDERE I LORO NEONATI: LA SITUAZIONE
Emmanuele Di Leo, presidente di Steadfast Ngo, organizzazione non governativa operante nel Paese africano, ha commentato sulle colonne de “La Verità” la questione connessa alle donne pagate per vendere i loro neonati: “Si tratta di ragazze indigenti prelevate dai villaggi e portate in strutture, spesso ex orfanotrofi o vecchi ospedali, dove sono recluse come schiave e abusate a scopo procreativo – ha detto –. Nel 2008 in Nigeria c’è stato un vero e proprio boom del fenomeno, con la scoperta di una ventina di queste ‘fabbriche’, con le donne salvate che hanno dichiarato di essere là anche da sei o sette anni, ciclicamente violentate e poi fatte partorire“.
I neonati che le loro madri hanno quindi dovuto vendere, sono stati ceduti a famiglie con problema di sterilità o immessi nel mercato delle adozioni o dei rituali: “Un mercato fiorente – ha chiosato Di Leo – è quello di donne con problemi di sterilità, le quali, attirate con promesse di cure miracolose, vengono dapprima imbottite di ormoni della gravidanza e poi, con la scusa di una gravidanza a rischio, addormentate con successiva applicazione di un taglio cesareo. Solo che a tali donne non viene consegnato un figlio loro, bensì quello partorito da una gestante schiava della fabbrica”.