Reintrodurre le accise è da considerarsi come una scelta obbligata. Premesso fin da subito che questo intervento non cela alcuna volontà di natura politica, la recente azione intrapresa dal Governo è da ritenere – anche se inevitabilmente costosa – un provvedimento obbligato a seguito dei precedenti interventi a contrasto del caro energia.
Come ovvio, siamo consapevoli, ancor prima di iniziare a scrivere che commentare questa “reintroduzione” delle accise con un assenso comporti inevitabilmente una certa obiezione in chi legge, ma, estendendo l’osservazione al più ampio scenario che in molti trascurano, è plausibile accettare questa scelta governativa.
Dopo la precedente riduzione delle accise da parte del Governo Draghi, oggi si fanno i conti con la nuova e pressoché ritrovata disputa sull’aumento dei prezzi della benzina. È innegabile, visto i numeri, come si possa riscontrare presso alcuni distributori di carburante un incremento inusuale rispetto ai cosiddetti valori medi che solo in pochi (e solo dopo) prestano attenzione nel consultare. Questi casi (talvolta isolati) incarnano un vero e proprio status di sciacallaggio a danno dei molti, ma non è pensabile che facciano il mercato di riferimento. Quest’ultimo, invece, è sempre bene ricordarlo e, pertanto, riprenderne i suoi valori al fine di una breve e sintetica analisi.
Circoscrivendo l’approfondimento al solo ultimo anno, appare evidente come la dinamica dei prezzi (rif. petrolio WTI) per un potenziale raffronto, abbia assunto due distinte direzionalità: nel primo trimestre 2022 le quotazioni sono passate da 88,15 a 100,28 dollari (+13,76%). Parallelamente, invece, il denominato “prezzo netto” del carburante italiano (rif. benzina) è salito del 40% ovvero: da 0,718 a 1,005 euro. Di fatto, il prezzo complessivo della benzina, è passato 1,764 a 2,007 (marzo 2022). Successivamente, il livello del cosiddetto “oro nero” ha prima vissuto un breve momento di lateralità (soglia media a 105 dollari) per, poi, registrare un nuovo picco rialzista oltre i 120 dollari (giugno) e, solo dopo, vivere un drastico ridimensionamento che ci porta ai giorni nostri (area 78 dollari).
Nello stesso arco temporale, la stessa dinamica è stata vissuta dai prezzi della benzina: rispetto ai due euro al litro di marzo 2022, l’ultima rilevazione media dello scorso dicembre vede un valore complessivo a quota 1,662. Da questa oggettiva comparazione risulta evidente come l’ammontare delle flessioni registrate da entrambi siano pressoché allineate, ma, in capo al prezzo della benzina, è doveroso sottolineare come le accise presenti in quello specifico arco temporale siano state però oggetto di riduzione (portate a 0,478 rispetto ai precedenti 0,728 euro).
Ora, guardando all’attualità, emergono due sostanziali differenze. La prima, di natura finanziaria: il prezzo del petrolio è tornato a livelli nettamente inferiori (area 78 dollari) rispetto al momento della riduzione delle accise (area 105 dollari). La seconda, essenzialmente economica; il Paese Italia ha visto l’approvazione della recente manovra di bilancio che, a seguito delle sue molte sfaccettature a contrasto del caro energia, deve in qualche modo recuperare i lembi di una coperta che, non solo oggi, è sempre (e forse lo rimarrà) corta.
È scontata l’amarezza nel vedere un così concreto e potenziale rincaro gravare sulle spese degli italiani, ma, è pur vero come gli stessi italiani non possono dimenticare lo stato reale dei nostri conti nazionali.
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