Uno studio condotto dalla Università di Leeds ha scoperto come è possibile fare sì che il cioccolato fondente diventi un alimento più sano. I ricercatori, come riportato dal Times, hanno creato una lingua artificiale con centinaia di minuscole strutture simili a gemme, chiamate papille gustative, che le davano una consistenza ruvida. Successivamente hanno analizzato come esse si comportavano a contatto con il dolciume e, in particolare, cosa succede quando quest’ultimo si trasforma da solido a liquido.
È emerso che quando il cioccolato inizia a sciogliersi, rilascia delle gocce di lipidi. È questo che provoca la tipica sensazione di benessere derivante dalla consumazione dell’alimento. Gli scienziati hanno rilevato che è sufficiente che soltanto le sostanze che si trovano in superficie ad un pezzo del dolciume a scatenare questo fenomeno. Ne deriva, dunque, che i grassi contenuti all’interno potrebbero essere superflui. Eliminandoli, l’alimento potrebbe diventare più sano ma senza perdere i suoi effetti benefici.
Cioccolato, studio rivela come farlo diventare sano: “Meno grassi all’interno”
Lo studio su come fare diventare il cioccolato più sano è stato condotto su quello fondente, in quanto la sua composizione è più semplice, ma i ricercatori ritengono che i risultati siano applicabili anche ad altri tipi, come quello al latte. “È la posizione del grasso nella composizione del cioccolato che conta in ogni fase del consumo e questo prima di ora era stato raramente analizzato”, ha detto l’autore Anwesha Sarkar. “Stiamo dimostrando che lo strato di grasso deve trovarsi sullo strato esterno del cioccolato per provocare una sensazione di benessere: questo conta di più”.
Il dottor Siavash Soltanahmadi, anch’egli autore della ricerca, ritiene che presto si potrebbe arrivare ad avere una “nuova generazione di cioccolato” più salutare. “Il nostro studio apre la possibilità che i produttori possano progettare in modo intelligente il cioccolato fondente per ridurre il contenuto complessivo di grassi. La gente parla sempre di gusto, mai di consistenza. Ma spesso un’avversione o una simpatia per il cibo dipende proprio da quest’ultima. È un’area poco studiata”, ha concluso.