Si tratta di un vero e proprio pallino dell’ex ministro dell’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale del Governo Draghi, Vittorio Colao, che sulla space economy aveva deciso di puntare con decisione. Ma anche il nuovo titolare del Mise e del made in Italy, l’attivissimo Adolfo Urso, sembra molto deciso a proseguire sul solco lasciato da Colao e puntare con decisione sulla space economy. Almeno a stare alle sue recenti dichiarazioni e prime mosse sul tema.
Urso, che in queste prime settimane di Esecutivo, è certamente uno dei ministri più attivi e al centro della scena, per le tante situazioni industriali intricate da risolvere, ha definito la corsa allo sviluppo delle attività legate allo sfruttamento dello spazio come “una sfida assolutamente decisiva. Anche perché la corsa ai cieli è iniziata proprio con l’ingegno italiano. Oggi possiamo svolgere ancora un ruolo da protagonista con una rinnovata partnership con altri attori europei, come quella che emerge dal documento trilaterale che abbiamo sottoscritto con i colleghi francesi e tedeschi, non a caso prima che iniziasse la Ministeriale ESA, proprio per indirizzarla”.
E d’altra parte quando si parla di space economy ci si riferisce a un settore che nel 2021 ha fatturato circa 460 miliardi di dollari e in cui il nostro Paese, per una volta, è comunque già un attore importante. “Mi auguro una riforma a livello nazionale – ha affermato sempre il ministro Urso a un recente convegno sul tema -. Lo spazio è diventato uno dei comparti più strategici per il nostro Paese. In questo quadro globale di dinamismo è quindi evidente quanto sia necessaria e urgente una riflessione sull’assetto giuridico del settore; un assetto nazionale che dovrà rientrare in un complessivo riordino della governance globale che va ripensata rispetto al passato, tanto più alla luce di quello che sta accadendo”.
Il Governo Meloni sembra sia intenzionato a investire e molto su un comparto, che vede in molti ambiti il sorgere di piccole eccellenze italiane che si stanno distinguendo nel mondo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato dell’intenzione di investire 7 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.
Simonetta Di Pippo, prima e unica donna a dirigere i programmi di Volo umano dell’Agenzia spaziale europea (fino al 2011), per otto anni a capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico (l’Unoosa) e, da marzo, nuova direttrice del See Lab, ha specificato bene come questo settore possa presto essere un pilastro portante dell’economia mondiale: “Dati e infrastrutture che derivano dall’ attività spaziale giocano, e sempre di più giocheranno, un ruolo chiave nel miglioramento della qualità della vita sulla Terra. Si pensi, giusto per fare un esempio, al ruolo fondamentale delle tecnologie satellitari non solo nelle comunicazioni, così come alla gestione degli effetti del cambiamento climatico”.
Il nostro Paese è leader nella navigazione, nell’Osservazione della Terra e nell’esplorazione umana e robotica. Sui programmi spaziali opzionali, l’Italia è addirittura al primo posto per investimenti, con una quota che è aumentata del 40% rispetto al 2019. Siamo terzi in Europa come contributi all’agenzia spaziale europea (ESA) dietro a Germania e Francia. Proprio con i transalpini sempre Urso in audizione in Parlamento ai primi di dicembre ha annunciato una serie di tavoli bilaterali sulla cooperazione industriale rafforzata tra i due Paesi, come previsto dal Trattato del Quirinale firmato a Roma il 26 novembre del 2021. Urso ha un ottimo rapporto con il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire ed è convinto di riuscire a realizzare un asse tra i due Paesi che li renda protagonisti assoluti a livello europeo dello sviluppo del settore spazio.
A dicembre intanto è stato assegnato a Grottaglie, in provincia di Taranto, il bando per il primo spazioporto del nostro Paese. La space economy che fino agli inizi degli anni 2000 comprendeva quasi esclusivamente la corsa verso lo spazio delle grandi potenze Russia e Usa, da una quindicina di anni ha visto il proliferare di tutta una serie di start up e aziende private che fanno dello spazio e dello sfruttamento di esso il core business. A cominciare dai due colossi Blue Origin di Jeff Bezos e Space X di Elon Musk per le esplorazioni e il turismo spaziale. Secondo alcuni dati, nel 2030 il valore dell’economia legata allo spazio varrà qualcosa come 650 miliardi di dollari, per poi superare il trilione entro il 2040. E in questo contesto, come detto, il nostro Paese per una volta, in quanto a tech e innovazione, è ai primi posti della classifica per investimenti, che certamente avranno un nuovo impulso dal Pnrr e dalla volontà di questo Governo di puntare, giustamente, con decisione su di esso.
Secondo i dati dell’osservatorio del Politecnico di Milano,l’Italia è il sesto Paese nel mondo per spese spaziali in relazione al Pil e tra i 9 Paesi al mondo dotati di un’agenzia spaziale con un budget di oltre 1 miliardo di dollari all’anno. Sempre secondo i dati degli esperti dell’osservatorio del Politecnico, si stima che il mercato della space economy valga oggi 371 miliardi di dollari di ricavi a livello globale, di cui il 73% riconducibile all’industria satellitare (che include servizi satellitari di telecomunicazione, navigazione e osservazione della Terra, prodotti per l’equipaggiamento a Terra come sensori, antenne o GPS). Complessivamente, le stime 2021 di crescita sono rimaste costanti rispetto all’anno precedente (il cui valore era stimato a 366 miliardi di dollari).
Ma la space economy cresce anche in termini di satelliti in orbita. Nel 2021 se ne contano in totale 4.838, con un aumento in particolare di quelli piccoli (sotto i 600 kg): solo nel 2020 ne sono stati lanciati il 40% (pari a 1.202) di quelli lanciati negli ultimi 10 anni. La massa totale dei satelliti orbitanti è di circa 564 tonnellate, in un trend di aumento costante che porta con sé certamente grandi opportunità, ma anche il rischio di inquinamento dello spazio e di collisioni involontarie tra carichi operativi e detriti spaziali.
Insomma. la scommessa che sta facendo il ministro Urso e con lui tutto Governo Meloni, sembra possa dare frutti assai interessanti per il nostro Paese sia in termini di Pil e di posti di lavoro e sia in termini di prestigio.
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