La prof di Rovigo che l’11 ottobre 2022 è stata colpita vicino agli occhi da pallini sparati con pistola ad aria compressa dai suoi studenti durante la lezione di scienze all’istituto “Viola Marchesini” ha rilasciato un’intervista al “Corriere della Sera”. La docente, all’anagrafe Maria Cristina Finatti, ha raccontato che, nonostante siano trascorsi tre mesi da quel giorno, “non riesco più a tornare quella che ero. Sono cambiata, mi sono chiusa, non riesco a insegnare come prima. I ragazzi in generale mi fanno paura, e non dico solo quelli della classe che ho denunciato, parlo di tutti. Sto cercando di risollevarmi, ma è faticoso. È come se si fosse rotto qualcosa: insegno da oltre 20 anni, ora non mi sento più la stessa”.
Tutta la classe è stata denunciata dalla prof di Rovigo, che ha parlato di “estrema gravità” riferita all’accaduto. In particolare, i suoi studenti avevano già sparato una prima volta, senza colpire l’insegnante: “A quel punto sono scattata in piedi per requisire l’arma e chiedere conto di quello che era successo. In pochi secondi, il video di quei primi colpi era già online. Poi, non contenti, alla fine della lezione hanno sparato ancora e mi hanno colpito. […] Il clima di omertà che si è creato in quella classe è pericoloso, li ho denunciati tutti, così finalmente qualcuno si occuperà di andare a parlare con ognuno di loro, qualcuno dovrà far loro capire che hanno sbagliato”.
PROF DI ROVIGO COLPITA DA PALLINI IN CLASSE: “HO PENSATO DI LASCIARE LA SCUOLA, MA NON SAREBBE GIUSTO”
Sul “Corriere della Sera”, la prof di Rovigo ha sottolineato come si debba accendere un faro sugli studenti e sui loro genitori, che prendono le distanze da quello che avviene in classe, come se quello che accade a scuola fosse completamente scollegato dalla loro quotidianità. “Ho ricevuto scuse solo da un genitore: dove sono tutti gli altri?”, si è domandata la docente. Per poi aggiungere: “L’unica cosa che interessava ai ragazzi che mi hanno colpito erano i follower su TikTok. Dovevano fare il video e condividerlo, non interessava loro nient’altro: quella dei cellulari è una questione che va affrontata con coraggio da parte delle famiglie. Sono tanti i ragazzi che passano pomeriggi interi sui social: sono soli, quella è la loro compagnia, non va bene così”.
Tutti i colleghi si sono dimostrati solidali con la prof di Rovigo, la quale però ha pensato di lasciare l’istituto: “Ci ho pensato, ma non è giusto. Non devo andarmene io, non posso darla vinta a quei genitori. Io resto e combatto, mi hanno tolto quella classe, ma ne ho molte altre”.