Com’è difficile nei licei trovare due insegnanti che lavorino insieme. Molto più facile negli istituti professionali.
Il docente del liceo – in particolare chi insegna “materie nobili” quali il greco e latino, l’italiano o la filosofia, la fisica – spesso è solo. Difficilmente lo studente si trova di fronte a una cosiddetta comunità educante – dire “amici che si divertono e si aiutano, si confrontano, nell’atto di insegnare” mi sembra proprio troppo, utopia pura –, ma i ragazzi hanno in sette, otto professori diversi, sette o otto modalità diverse di approccio, di valutazione, di didattica, di spiegazione. Per carità, una amicizia educante non si può creare in modo meccanico o automatico, ma non trovarne quasi nessuna tra le aule delle scuole è un fatto veramente deprimente.
I ragazzi dicono spesso: “quel docente è forte”, l’altro “non sa spiegare”, l’altro ancora “fa le verifiche a sorpresa” e così via. Difficilmente parlano del consiglio come di un insieme compatto e solidale.
I prof, soprattutto quelli bravi, hanno a volte questo limite, purtroppo. Di sentirsi superiori. Di pensare di salvare da soli i ragazzi. Di arroccarsi, insomma. La stessa bravura, la stessa simpatia, la stessa capacità di comunicare diventano paradossalmente la loro sconfitta.
La giornata scolastica è fatta di tante ore ed è assurdo pensare che quelle che fai tu – docente modello – siano le uniche a cui i ragazzi assistano, da cui i ragazzi siano colpiti. Eppure spesso si presenta la propria materia come fosse l’unica, la più importante. Non parliamo poi delle valutazioni: chi da me prende 5, dall’altro prende 9, da un altro ancora 6 e mezzo. Possibile che una persona sia così frammentata? Certamente, ci sono materie preferite o inclinazioni… ma la differenza tra i voti dell’uno e dell’altro risulta abissale.
Che cosa può unire il corpo docente? Che cosa può mettere in dialogo prof diversi?
L’unica è lasciar prevalere il dato, la persona del ragazzo, sulle proprie idee. E il dato, la realtà del ragazzo – purtroppo o per fortuna – non viene mai fuori solo con uno o con l’altro. Ognuno vede qualcosa. E se è veramente amante della verità chiede ai colleghi di ampliare e correggere la sua prospettiva, necessariamente ridotta. Chiede agli altri di guardare insieme, di scoprire insieme cosa si nasconde in quello studente. E quando emerge una perla in una certa disciplina, tutti dovrebbero attingere da questa riuscita, tutti dovrebbero guardare a cosa è successo in quella situazione per attingere da quella vittoria.
Per avere l’umiltà di partire dal dato del ragazzo, è necessario però che ogni professore inizi a guardare con la stessa stima previa il dato del collega che ha vicino. Non come un avversario o come un ostacolo, ma come un aiuto alla ricerca del vero.
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