Un intervento molto raro, il primo in Italia e con pochi precedenti in Europa: all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato eseguito un trapianto di polmone da vivente su un bambino di 5 anni. Il donatore è il padre del bambino, che gli aveva donato il midollo per curare una rara malattia che lo ha colpito fin dalla nascita. Il papà ha scelto di donare anche parte del suo polmone per salvare la vita al figlio e ora sono entrambi in prognosi riservata. Il bambino è affetto da una malattia del sangue, la talassemia o anemia mediterranea, per la quale è stato operato in un altro ospedale italiano. La donazione del midollo da parte del padre ha comportato il “trasferimento” del sistema immunitario del genitore sul figlio e ha causato la Graft versus Host Disease, GvHD, la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite.
Si tratta di una complicanza grave che si verifica nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico, una reazione immunitaria complicata per la quale le cellule che provengono dal donatore “attaccano” gli organi e i tessuti del ricevente, non riconosciuti dal sistema immunitario come propri. Un rigetto per il quale il bambino ha riportato un danno molto grave e irreversibile alla funzionalità polmonare, per il quale dove essere sottoposto al trapianto di polmone che è stato realizzato a Bergamo. I medici sono fiduciosi riguardo il decorso post operatori di padre e figlio, anche perché il rischio di rigetto è basso se il sistema immunitario “riconosce” il nuovo organo come proprio, invece è alto per il trapianto di polmone da cadavere.
IL PADRE AVEVA GIÀ DONATO MIDOLLO AL FIGLIO
I chirurghi di Bergamo, che hanno un’esperienza quarantennale nell’ambito dei trapianti e della chirurgica maggiore, hanno proposto alla famiglia la donazione da vivente. «L’estrema rarità di questi casi e i limiti tecnici del trapianto da vivente, nel caso del polmone non lo rendono un’opzione terapeutica di facile applicazione», spiega Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di Chirurgia generale 3 – trapianti addominali dell’ASST Papa Giovanni XXIII. Questo il motivo per il quale non è ritenuta un’opzione alla portata di tutti. La donazione di polmone da vivente viene eseguita in casi rari e in pochi Paesi del mondo, in particolare in Giappone e nel Nord America, perché è molto complesso. Sono pochi i casi noti in Europa, ad esempio ne risulta uno nel 2012 in Germania. Il database di EuroTransplant, che comprende alcuni Paesi dell’Europa centrale, registra due casi negli ultimi dieci anni.
Per questa operazione sono state usate due sale chirurgiche adiacenti, che hanno lavorato in parallelo. Nel complesso, l’operazione è durata 11 ore. Dunque, il donatore è stato sottoposto al prelievo del lobo polmonare, mentre nell’altra sale si preparava il ricevente. L’intervento è stato guidato e coordinato da Michele Colledan, che si è occupato anche del trapianto sul bambino. Per quanto riguarda gli operatori, ne sono stati coinvolti decine di operatori. «Un apprezzamento va a tutto il personale che ha gestito il duplice intervento. Casi clinici così complessi e delicati sono possibili grazie a uno sforzo organizzativo straordinario», afferma Maria Beatrice Stasi, Direttore Generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII.