San Nicola Di Flue si celebra il 21 marzo ed è ricordato come l’eremita che si alimentava solamente dell’Ostia santa. Il popolo svizzero lo conosce con il nome di fratello Klaus. Il Santo è patrono della Svizzera, dove viene però ricordato il 25 settembre, essendo infatti venerato anche dai protestanti. In particolare, nel Cantone Obvaldo, nel quale visse e morì, vengono organizzate sante Messe e un aperitivo con accompagnamento musicale.
Tra le attrazioni del luogo ci sono sicuramente le montagne, in particolare il Pilatus e il Titlis, rendendola una meta soprattutto invernale, ma altrettando gradevole d’estate per le gite. Il 21 marzo si festeggiano anche San Berillo di Catania, Sant’Elia, San Giovanni di Valenza, San Lupicino, San Giustiniano di Vercelli, San Lupicino e Beata Lucia di Verona.
San Nicola Di Flue, la vita del Beato
San Nicola Di Flue è un ex militare, che diventò uno dei più grandi mistici del tardo Medioevo. Nacque a inizio XV secolo vicino al lago di Lucerna ed era figlio di un membro del governo cantonale. Si sposò ed ebbe 10 figli. Agricoltore in una fattoria di sua proprietà, era conosciuto per la sua saggezza e per questo divenne potestà e successivamente deputato del suo cantone alla dieta federale. Ai tempi, la Svizzera non godeva della pace attuale e san Nicola ne divenne uno strenuto promotore, mettendosi alla testa delle truppe per 27 anni. Si dimostrò sempre clemente con i vinti e si adoperò affinchè chiese e conventi venissero risparmiati dalle razzie, proteggendo al contempo i più deboli. Un giorno, però, turbato dalla violenza della guerra, si sentì chiamato a vivere una vita diversa e, con il consenso della moglie, lasciò la famiglia per ritirarsi a vita solitaria, nonostante l’ultimo figlio avesse poco più di un anno.
Abbandonò il suo eremo soltanto in tre occasioni. La più importante fu quando la Svizzera venne minacciata dall’Austria e san Nicola impedì l’inizio di una nuova guerra civile. Grazie a lui, questa nazione gode tutt’ora di pace e perciò viene chiamato anche Padre della Patria. Il suo eremo divenne così meta di pellegrinaggio quando ancora era in vita per chiedere parole di consiglio e anche guarigioni. Si racconta che la sua santità fosse tale da permettergli di vivere quasi 20 anni senz’altro cibo che l’Ostia consacrata. Non sapeva nè leggere nè scrivere, ma è tutt’ora considerato la più alta coscienza spirituale e morale della Svizzera. Il corpo venne sepolto nel santuario di Sachsein.