Magrini sulla riforma dell’Aifa
Nicola Magrini è l’ex presidente dell’Agenzia del Farmaco italiana, nominato a marzo 2020, è colui che ci ha accompagnato durante i duri mesi del covid. Ora, però, a causa della riforma che colpirà l’Aifa è stato allontanato dalla carica. “Il nuovo governo ha legittimamente applicato lo spoils system”, spiega a La Stampa, anche se crede che quella regola non dovrebbe valere per “un’agenzia tecnica, perché rischia di creare faticose discontinuità”.
La riforma dell’Aifa non è arrivata dal nulla, ed anche Magrini era consapevole già da 90 giorni che sarebbe caduta la sua nomina, giorni in cui “non c’è mai stata la volontà di vedersi e parlarsi, nemmeno una volta”. Interpellato se sia stato sollevato per questioni politiche, Magrini preferisce non rispondere, sottolineando però che le altre agenzie simili a quella italiana “non sono soggette allo spoils system“. “Sono stato accusato di essere troppo ambizioso”, spiega ancora, “di voler ampliare troppo l’area di intervento dell’Agenzia. Diciamo che sono poco in linea con la riforma dell’Aifa che è stata proposta”. Nutre, sulla riforma, soprattutto dubbi sul metodo, inserita in un decreto legge, “si tratta di un’iniziativa parziale, che non va a toccare i principali ambiti di sviluppo dell’Agenzia”.
Magrini: “Si rischia di politicizzare l’Aifa”
“Temo che si riporti Aifa al solo perimetro regolatorio”, spiega ancora Magrini parlando della riforma dell’Agenzia,”con l’unico obiettivo di far approvare più rapidamente i farmaci, uno alla volta, manca una visione complessiva di sanità pubblica“. Ma teme anche che l’Agenzia italiana diventi “meno capace di resistere alle pressioni di mercato in modo indipendente”.
Una riforma, quella dell’Aifa, spiega ancora Magrini, che ha ottenuto anche l’accordo dell’industria farmaceutica, da sempre “avversiaria” delle agenzie di regolazione dei farmaci. Rispondendo al fatto che la riforma miri a rendere più politicizzata l’Agenzia, Magrini sostiene che “è un rischio, o forse un obiettivo, a seconda dei punti di vista”. Secondo lui, una vera riforma dell’Aifa dovrebbe andare in direzione di “un rafforzamento del personale”, che renda l’Agenzia più robusta su “ricerca e studi clinici”. Ma servirebbe anche “consolidandone la posizione centrale a livello europeo”, oltre a puntare ad una “riorganizzazione” interna. “Ma evidentemente”, conclude l’ex presidente, “questa Aifa più forte faceva paura a molti“.