Si vive anche di sport

Lo sport non è solo un ripiego per socializzare senza rischi, ma una vera e propria avventura educativa. Lo dimostra l'esperienza del CSRB

Lo sport non è solo agonismo: è attività fondamentale per un’educazione integrale dei giovani. In Italia la miriade di realtà dilettantistiche cresciute grazie alla passione e al sacrificio della gente mostrano quindi una responsabilità educativa che si sviluppa in modo sussidiario. Il Centro Sportivo Romano Banco ne è un esempio virtuoso anche per la costante riflessione sulle modalità in cui si svolge l’attività al suo interno.

Nel corso dell’anno sportivo 2021-22 la Fondazione Milano SudOvest ha promosso e sostenuto la realizzazione di un intervento a favore delle realtà del Terzo settore impegnate sul territorio.

In questo progetto un ruolo particolare è stato ricoperto dal CSRB (Centro Sportivo Romano Banco di Buccinasco), che da decenni è presente e opera sul territorio raccogliendo un’utenza proveniente anche dai comuni limitrofi e che vede impegnati ogni anno quasi 700 ragazzi/e in diverse discipline (calcio, pallavolo e ginnastica artistica).

Così, oltre ad un’azione finalizzata al sostegno economico delle famiglie in difficoltà a pagare le quote di iscrizione, si è avviato un progetto di formazione degli allenatori, dei dirigenti e dei genitori più coinvolti nella società, attraverso quattro passaggi:

a) un’ osservazione di un gruppo di 200 ragazzi/e del settore giovanile del calcio e dei loro allenatori durante gli allenamenti, con la presenza periodica sul campo di un esperto in pedagogia;

b) un questionario somministrato ai bambini/e ai ragazzi/e per valutare lo stato di benessere o malessere dopo due anni di fermo attività a causa del lockdown;

c) un questionario agli allenatori di autovalutazione;

d) a partire dalla analisi dei dati raccolti, due sessioni in aula di approfondimento con esperti, suggeriti da Cdo Sport, sulle principali tematiche educative emerse e sulle proposte metodologiche da ricercare in relazione allo sviluppo delle life skills.

A seguire si sono svolti dei dialoghi individualizzati con ciascun allenatore per una restituzione dei dati raccolti su ciascuna squadra e sul lavoro svolto assieme durante l’anno. Questi momenti di confronto hanno permesso di rendere più efficace l’azione formativa degli allenatori, facendo emergere i punti di forza della propria esperienza e affrontando le problematiche del singolo o di squadra.

A conclusione di questa prima fase del progetto si possono già indicare alcuni esiti positivi di questo intervento.

Un primo risultato riguarda l’accresciuta consapevolezza della responsabilità educativa negli operatori coinvolti e, in particolare, la necessità di questi ultimi di focalizzare l’attenzione non solo sull’insegnamento delle tecniche sportive ma anche verso tutti quegli aspetti che vanno a costruire la personalità dei ragazzi, da quelli psicofisici, emotivi, relazionali a quelli più connessi all’area cognitiva. Aver cura di tutta la persona permette di sviluppare meglio anche le capacità tecniche ed il talento.

Il secondo esito positivo di questo progetto riguarda l’evidenza che una realtà sportiva come il CSRB, che raccoglie quotidianamente decine e decine di bambini/e e adolescenti, contribuisce, in modo spesso decisivo, alla loro formazione e crescita, accanto all’ambito formativo istituzionale per definizione qual è la scuola.

Lo sport che, come spesso si dice in modo parziale, “toglie i ragazzi dalla strada” allontanandoli da comportamenti devianti o da situazioni a rischio, è ormai una delle rare occasioni in cui i ragazzi, se accompagnati da adulti preparati e consapevoli della loro responsabilità educativa, possono fare un’esperienza di vita reale e non virtuale, partecipando senza finzioni ad un’esperienza che li coinvolga in tutta la loro persona, sollecitandoli a dare il meglio di sé, a collaborare con gli altri, a risolvere problemi, a prendere decisioni e a ripartire dopo un errore o una sconfitta.

Le ragioni dell’azione del CSRB sono stati espressi e sintetizzati in modo chiaro dal suo presidente, Giuseppe Villani: “Ho sempre pensato che la finalità dello sport sia educativa e quindi diventi essenziale porre al centro della nostra proposta l’attenzione alla persona, guardare il ragazzo come persona. Alcuni anni fa, dopo aver seguito un incontro per le scuole dal tema ‘Far crescere la persona’ e inerente anche all’importanza di sviluppare le non cognitive skills (dette anche life skills), mi è parso chiaro lo scopo che mi muoveva nel fare una società sportiva. La nostra mission si è chiarita, il nostro motto è diventato ‘Insegnando sport far crescere la persona’.

Così appassionandoci al tema delle life skills (che includono tratti della personalità, aspetti del carattere e dimensioni socio-emozionali) ci siamo posti la domanda di come far si che questi aspetti diventassero parte del bagaglio professionale dei nostri allenatori sia come consapevolezza personale che come applicazione pratica da realizzare sul campo”.

Per tutti questi motivi, nell’ottica del principio di sussidiarietà, si può affermare che un qualsiasi comune o ente pubblico dovrebbe preoccuparsi non solo di costruire e mantenere funzionanti gli impianti sportivi, ma anche e soprattutto sostenere in tutti i modi quelle realtà associative in grado di renderli ambienti vivi, luoghi di relazioni positive, occasione per i giovani di guardare con gratitudine il proprio presente e con fiducia il proprio futuro.

Un’attività motoria e sportiva svolta in modo regolare diventa un fattore positivo anche per la salute ed il benessere psicofisico oltre ad svolgere una funzione di prevenzione di comportamenti e abitudini negative.

Si comprende infine quanto sia importante che anche il legislatore valorizzi al massimo il mondo delle società sportive, soprattutto dilettantistiche, che da sole costituiscono quasi il 30% di tutte le realtà associative del Terzo settore (cfr. i dati riportati dal Rapporto sulla Sussidiarietà 2021/22. Sussidiarietà e… sviluppo sociale della Fondazione per la Sussidiarietà) riconoscendone il valore sociale e di pubblica utilità in funzione del bene comune e della crescita delle nuove generazioni.

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