Più di 40 università britanniche avrebbero collaborato con istituzioni collegate ad attività pericolose della Cina. Lo scrive il “Times”, nell’ambito di un’inchiesta secondo la quale decine di università, tra cui quattro del gruppo Russell, hanno collaborato con enti cinesi legati al genocidio degli uiguri, allo sviluppo di armi nucleari, allo spionaggio, alla ricerca sulla difesa o all’hacking. Addirittura, compare il nome di Cambridge, che “è tra quelle che hanno firmato accordi con Tsinghua, l’alma mater del presidente Xi, accusata di aver sviluppato una tecnologia di riconoscimento vocale legata alle violazioni dei diritti umani nello Xinjiang”.
Altre università del Regno Unito avrebbero legami con istituzioni in Cina note come Sette Figli della Difesa Nazionale, che “operano a braccetto con l’Esercito Popolare di Liberazione e sono state accusate di raccogliere ricerche straniere per l’esercito cinese. Le scoperte alimenteranno i timori e aggraveranno le preoccupazioni che la ricerca britannica possa essere utilizzata a fini di spionaggio o di violazione dei diritti umani”.
UNIVERSITÀ UK, LEGAMI PERICOLOSI CON LA CINA: L’INCHIESTA DEL “TIMES”
Alicia Kearns, presidente della commissione Affari Esteri dei Comuni, ha asserito al “Times” che la notizia è “estremamente preoccupante. Non sarà più sufficiente appellarsi all’ignoranza. Anche se la collaborazione internazionale nella ricerca sarà sempre di grande beneficio per la nostra economia della conoscenza, le università devono avere le idee chiare sulle relazioni che intraprendono con le istituzioni destinate a rafforzare le capacità militari della Cina o con quelle colpevoli di facilitare gravi violazioni dei diritti umani”.
Nessuna delle università britanniche è accusata di aver consapevolmente aiutato la Cina, ma, in alcuni casi, le partnership potrebbero avere implicazioni militari. Il Centre for Vision, Speech and Signal Processing dell’Università del Surrey, ad esempio, “ha un laboratorio di ricerca congiunto sull’intelligenza artificiale con l’Università delle Poste e delle Telecomunicazioni di Pechino. In precedenza il centro aveva dichiarato di aver sviluppato una tecnologia di riconoscimento facciale basata sull’intelligenza artificiale. La tecnica è stata utilizzata dallo Stato cinese per identificare i musulmani uiguri”.