È finito il girone di andata della Serie A. Cerchiamo di comprendere le indicazioni che scaturiscono dall’andamento di questa prima parte. Il Napoli è fortemente indiziato, direi preso in fragrante, per sottrarre ai casciavit lo scudetto che non mi pare abbiano chances di bis. Anche per la fortuna solo ogni tanto licet insanire. L’Inter sarebbe la squadra più forte, vedasi vittorie su Napoli e Milan in Supercoppa, se riuscisse a giocare senza perdere la concentrazione per la presunzione che “tanto si vince lo stesso”. Maggica, Lazio e Atalanta sono da posto Champions.
La Juve, squadra di grandi nomi, non è riuscita a svolgere un gioco decente e le vittorie di corto muso sono un po’ come la gatta che va al lardo. Poi è successo il patatrac. I gobbi, presi con le mani nella marmellata, sono stati scaraventati indietro di 15 punti in una classifica già non esaltante per il loro potenziale. Questione di plusvalenze ingannevoli e reiteratamente poste in bilancio. I bianconeri si chiedono perché il processo sia stato riaperto solo per loro. Semplicemente perché saranno emersi, dalle indagini della Procura di Torino, fatti nuovi riconducibili esclusivamente a loro. La punizione poi va ad incidere esclusivamente sulla possibilità di raggiungere un posto Champions. Infatti la penalizzazione non li manda in zona retrocessione e lo scudetto era già irraggiungibile. Questa giornata di campionato dura dal venerdì al martedì successivo: è un gran casino, chi gioca prima ha, certamente, minore pressione e, ogni giorno sei costretto a confrontarti con una classifica “incompiuta“.
Il Napoli gira a 50 punti, vince, con un po’ di fortuna ma meritatamente, a Salerno. Solo un grande esploit negativo potrebbe riportarlo fra gli umani. La Maggica vince a Spezia presentando un magnifico Dybala che fornisce al Faraone il pallone sturapartita e tiene a distanza la Juve rendendone ancor più difficile il recupero. Oltretutto con la Joya di questi tempi la Roma può confrontarsi con tutti. Mou, si sa, è pragmatico, le partite vanno vinte, se capita anche di giocarle bene… Pazienza.
La Juve dopo una delle settimane più amare della sua esistenza ha rischiato di aggiungervi anche la disgrazia sportiva di perdere con l’Atalanta. Una partita con sei reti, tre per parte, non è mai un bell’incontro. Troppi errori delle difese a partire dal portiere juventino, bianconeri che pareggiano con un rigore inutile e un grave errore della barriera su punizione. Poi aggressività, corsa da entrambe le squadre, volontà di vincere ma difficoltà a creare occasioni. Il pareggio va bene ai bergamaschi ma agli juventini no, crea altra difficoltà a raggiungere il traguardo dell’Europa delle grandi.
In attesa del risultato di Lazio-Milan i bauscia hanno l’occasione per passare la notte al secondo posto in classifica. Ma, come sempre succede alle squadre di Inzaghi, fatto 30 non riescono a far 31. I nerazzurri giocano nervosi tanto da rimanere in dieci per l’espulsione di Skriniar. Di fronte trovano un Empoli in palla che gioca con velocità, tiene bene sulle fasce e blocca Calha curandolo ad uomo. La coppia d’attacco interista, Lautaro e Correa, riceve pochi palloni in quanto non sorretta dal centrocampo. Con l’uomo in meno i milanesi ballano tremendamente tanto che, con l’aiuto di Onana, passano, con merito, in vantaggio. La reazione nerazzurra è praticamente inesistente e il possesso palla è, nettamente, empolese. Inzaghi tenta il 4-3-2 e qualcosa in più lo combina. Poi passa al 4-2-3 e colpisce con De Vrij la traversa. Con Dzeko e Asllani in campo la Beneamata è un’altra cosa ma è tardi. A nulla valgono gli attacchi finali, chi sperava nell’Inter seconda la ritrova quarta. Va a da via i ciapp.