Lewis Hamilton ha svelato di essere stato vittima di bullismo quando andava a scuola per via del colore della sua pelle. Come si legge sul Times, il sette volte campione del mondo di Formula 1 si è confidato durante il podcast On Purpose, pubblicato nella giornata di ieri, e nell’occasione ha spiegato: “A scuola sono stato vittima di bullismo perché ero nero. Per me la scuola – ha proseguito – è stata la parte più traumatizzante e più difficile della mia vita. Sono stato vittima di bullismo già all’età di 6 anni. Ero solo uno dei tre bambini di colore e i ragazzi più grandi, più forti e prepotenti mi prendevano in giro per la maggior parte del tempo. Mi davano continui colpi, mi tiravano cose addosso, come le banane, e mi chiamavano ‘negro’ o ‘meticcio'”.
La scuola frequentata da Lewis Hamilton a Stevenage, nel sud-est dell’Inghilterra, era quasi totalmente formata da studenti bianchi: “Nella mia scuola secondaria c’erano 6 o 7 ragazzi neri su 1.200 bambini e 3 di noi venivano sempre messi fuori dall’ufficio del preside. Il preside se la prendeva con noi e in particolare con me. Sentivo che il sistema era contro di me e stavo nuotando controcorrente. Ci sono state molte cose che ho tenuto dentro. Non me la sentivo di andare a casa e dire ai miei genitori che questi ragazzi continuavano a chiamarmi negro o che ero vittima di bullismo o venivo picchiato. Non volevo che mio padre pensasse che non ero forte”.
LEWIS HAMILTON, L’IMPEGNO UMANITARIO E IL FUTURO DOPO LE CORSE
Anche per questi motivi, crescendo e divenendo famoso, Lewis Hamilton si è sentito in dovere di fare qualcosa, dando vita a due organizzazioni per aiutare le minoranze all’inclusione; il riferimento è a Mission 44 e a Ignite, quest’ultima pensata appositamente per l’inclusione nel mondo del motorsport.
Nel corso del podcast Lewis Hamilton ha volto anche lo sguardo al futuro parlando della vita dopo le corse: “Quando smetterò di correre so già che vivrò un momento difficile. Anche perché lo faccio da 30 anni. Niente può eguagliare l’essere in pista, partecipare ad una gara, essere al vertice dello sport e guadagnare una pole position. Le emozioni che provo mi mancheranno. So che avrò un grosso buco, quindi sto cercando di concentrarmi e trovare cose che possano essere altrettanto gratificanti”.