Rita Dalla Chiesa, giornalista e figlia del generale Carlo Alberto, ucciso dalla mafia, ha parlato a Fuori dal Coro dell’arresto di Matteo Messina Denaro e dell’omertà intorno alla figura del boss nella popolazione: “Credo che ci sia stata tantissima paura nel tessuto di Castelvetrano. La famosa borghesia mafiosa di cui si parla non è fatta solamente dalla gente che dice di non conoscerlo ma di quelli che l’hanno protetto e coccolato, di quelli che hanno paura. Magari c’erano anche magistrati, professionisti, avvocati. Non possiamo prendercela solo con la gente della strada che dice che non lo conosceva”.
La conduttrice ha poi puntualizzato che le teorie e le critiche dopo l’arresto del boss mafioso, tolgono valore alla vittoria dello Stato: “Quando si parla di pezzi dello Stato, chi lo dice deve dire di chi sia parla. Tutte queste chiacchiere hanno sporcato la vittoria dello Stato sulla mafia. È vero che c’hanno messo trent’anni ma stanno continuando a lavorare. Perché dobbiamo sporcare tutto? Che ci frega che spendeva 700 euro per una camicia?”
Dalla Chiesa: “Hanno delegittimato il lavoro”
A Fuori dal Coro, Rita Dalla Chiesa ha dichiarato ancora: “Io mi chiedo solo perché quando vennero arrestati Provenzano e Totò Riina vi fosse un respiro di sollievo nella gente. Ora c’è stato l’applauso fuori dalla caserma quando lo hanno arrestato ma un minuto dopo hanno cominciato una delegittimazione del lavoro, dell’operazione che è stata condotta in modo pulito. E mi meraviglio di quelli che dicono che non sia così. Io ancora non ho avuto tutta la verità su mio padre e ho diritto di dire quello che penso”.
Anche Comandante Alfa, collegato in diretta, ha puntualizzato: “La devono finire col dire che si è consegnato. I carabinieri hanno fatto tantissimo lavoro da quando hanno saputo che si è ammalato. Non si può dire che si è consegnato. Sono morti tantissimi appartenenti alle forze di polizia, ma dire che lui si è consegnato non è giusto. Ha tentato anche di scappare. Bisogna finirlo con questo. Lui è stato trent’anni latitante ma sapete quante volte la polizia è stata vicina a loro? Mi dispiace che in Italia è così: prima tutti virologi, poi tutti esperti di guerra, ora tutti investigatori“.