Chi era Fernanda Wittgens, la storia vera. Com’è diventata direttrice della Pinacoteca di Brera?
In occasione della Giornata della Memoria, Rai 1 il 31 gennaio trasmetterà il film “Fernanda” in cui l’attrice Matilde Gioli interpreta Fernanda Wittgens, esempio di affermazione femminile e impegno civile e prima direttrice della Pinacoteca di Brera. Durante la seconda guerra mondiale Fernanda Wittgens è stata la prima donna a capo della Pinacoteca di Brera a Milano. Nel 1928 Fernanda venne assunta con un contratto temporaneo da Ettore Modigliani che vede in lei l’assistente ideale perché ha alle spalle grandi studi scientifici ed è disposta a farsi carico di una grande quantità di lavoro che lei stessa ha poi definito “infinito”.
Nel 1935 quando Modigliani viene allontanato per antifascismo e per le sue origini ebraiche, Fernanda decide di portare avanti da sola il lavoro a Brera informando Modigliani attraverso delle lettere. Nel 1940 Fernanda supera la prova per diventare direttrice e poi poco dopo scoppia la guerra in Italia e si percepisce la necessità di proteggere l’arte, i testi e i monumenti. Quando Brera viene bombardata Fernanda fa esperienza diretta del fascismo e schierandosi contro inizia ad aiutare amici, famigliari ed ebrei.
Fernanda Wittgens, le dichiarazioni dal carcere e la restaurazione di Brera
Il 21 luglio del 1944 Fernanda Wittgens venne arrestata e portata nel carcere di San Vittore a Milano e li scrisse: “Ho scontato solo un anno perché nell’aprile del 1945 è avvenuta la liberazione. L’esperienza del carcere è stata artistica, atrocità incredibili ed umanità sublime che dimostrano la verità del detto di Montagne sulla stranissima e misteriosa cosa che è l’uomo”.
Sempre dal carcere Fernanda scrisse anche delle parole molto toccanti alla madre: “Quando crolla una civiltà e l’uomo diventa belva chi ha il compito di difendere gli ideali della civiltà? Di continuare ad affermare che gli uomini sono fratelli anche se per questo dovrà pagare? L’errore delle mie sorelle e tuo è di credere che io sia trascinata dal buon cuore o dalla pietà ad aiutare, senza sapere il rischio e invece è un proposito fermo che risponde a tutto il mio dovere di vivere. Io non posso fare diversamente perché ho un cervello che ragiona così e un cuore che sente così”. Uscita dal carcere Fernanda voleva ricostruire Brera e nel 1950, dopo anni di lavoro, riesce a inaugurare la città da lei vista come un “museo vivente”. Nel 1957 dopo aver dedicato la sua vita all’arte e alla società muore a soli 54 anni.