L’ex sindaco di New York e braccio destro di Donald Trump, Rudolph Giuliani, è stato intervistato nella serata di ieri dal programma di Rai Due, Tg2 Post. Da anni in lotta contro la mafia, l’ex procuratore della Grande Mela ha spiegato: “La cattura di Messina Denaro mi ha ricordato il passato, parecchio tempo fa. Messina Denaro quando io indagavo era un apprendista di Totò Riina, il padrino della mafia della siciliana all’epoca. Era colui che voleva uccidermi per via della mia collaborazione con il giudice Giovanni Falcone. Quello è stato il primo tentativo di uccidermi da parte della mafia, vennero offerti 800mila dollari, ma l’FBI lo scoprì. La mafia siciliana collaborava con quella americana e in Sicilia li hanno convinti che quello che si faceva in Italia non si doveva fare negli Usa, la mia morte avrebbe creato troppo scompiglio. Dieci anni dopo c’è stata l’uccisione di Falcone”.
Quindi Rudolph Giuliani ha proseguito: “Ho mai temuto della mia vita? Le dico di no, senza vantarmi ne fare l’eroe ma faceva parte del mio lavoro. Avevo altre minacce più serie da parte del gruppo rivoluzionario colombiano, la fatua degli islamici… ci si abitua alla fine. L’ultima volta che parlai con Falcone gli chiesi come mai continuava ad andare in Sicilia, era arrivato ad un alto livello. C’era stato il maxi processo, ma lui mi disse che non avrebbero fatto in modo di impedirgli di tornare in Sicilia perchè temeva che avrebbe dato loro più potere: tre mesi dopo è stato ammazzato e subito dopo Borsellino”.
RUDOLPH GIULIANI: “UCCISIONE DI FALCONE E BORSELLINO UN BOOMERANG PER LA MAFIA”
Sulla connessione fra mafia americana e italiana. “Il governo italiano ha fatto un lavoro straordinario nel ridurre il potere della mafia siciliana, non penso sia il gruppo più pericoloso, la ‘ndrangheta e la camorra sono più potenti. Ma il fatto che colpire i giudici siano stato un errore è stato compreso anche dagli americani, gli omicidi di Falcone e Borsellino sono stati un boomerang, sono diventati più locali e meno internazionali”.
Rudolph Giuliani ha parlato ancora di Falcone: “Era un caro amico, gli parlavo di baseball e lui del calcio. Sapeva ciò che gli sarebbe successo, lo capiva ma sentiva che doveva fare ciò che stava facendo. Era convinto che se non avesse ripulito la mafia non ci sarebbe stato alcun progresso”.
Infine sull’immagine del Padrino trovato nel covo di Messina Denaro: “In America la mafia italo-americana è un’ombra di ciò che era in passato, gli italo-americani stanno facendo molte altre cose adesso. C’era un’idea in passato che molte figure della mafia avrebbero avuto successo e ciò in parte era vero, ma ora non è più così. Gli italo-americani si sono integrati appieno e possono seguire moltissime altre strade, non ci sono più personaggi come Lucky Luciano che era il boss di imponenti organizzazioni criminali”.