Siamo alla fine della globalizzazione per una serie di motivi: non ha dubbi Giulio Tremonti. Intervistato dal Corriere della Sera, l’attuale presidente della Commissione Esteri della Camera si è soffermata sulla “policrisi”, termine utilizzato per indicare la pluralità delle crisi e i loro effetti di propagazione a cerchi concentrici: “È una parola che può andare bene per capire gli effetti dei singoli choc, ma svela che non se ne sono capite le cause”.
Interpellato sul punto, Giulio Tremonti ha rimarcato: “Dal Covid alla guerra, dall’inflazione ai disordini sociali o persino mentali, c’è una comune causa di fondo. Il filo rosso che vediamo, credo, è la fine della “globalizzazione” degli ultimi trenta o quaranta anni. Il mondo torna a essere internazionale, ma come era all’inizio del ’900”. L’ex titolare del Tesoro ha sottolineato le differenze tra la guerra fredda e la situazione odierna, epoca di confronto tra grandi spazi, tra Occidente e Oriente: “E questo evoca il mito del nodo di Gordio: essere sciolto o tagliato”.
L’ANALISI DI GIULIO TREMONTI
Secondo Giulio Tremonti bisogna temere la debolezza della Cina più che la sua forza, considerando che lo scenario politico odierno è dominato dalla crisi di Pechino: “Negli anni ’90 la versione convenzionale era la Cina come un gigante in cammino sul sentiero dello sviluppo e della democrazia. Oggi se si guarda Google Maps in immagine notturna la Cina si presenta come una costa illuminata e un vasto buco nero all’interno con dentro alcune centinaia di milioni di persone in ambiente rurale: mai visto prima nella storia. La politica del figlio unico, spesso un maschio per scelta, ha portato a una tragedia demografica assoluta”. Italiani ed europei devono nutrire delle preoccupazioni a partire dalle reazioni, a partire da quella degli Stati Uniti. Ma anche per i limiti di visione delle classi dirigenti occidentali: “La minaccia è che strutture autoritarie in crisi cerchino un nemico esterno per compensare: di qui la posizione a rischio di Taiwan, il formarsi di nuovi, bellicosi schieramenti globali”.