Oggi è sempre più vivace, ma spesso generico e superficiale, il dibattito sull’uso degli strumenti digitali in generale; anche a scuola ci si interroga sulle conseguenze a livello della formazione della personalità dei bambini e degli adolescenti.Sembrano fronteggiarsi due posizioni estreme: chi sostiene che l’uso diffuso della tecnologia informatica sia la panacea dei tanti problemi della scuola e chi ne rifiuta a priori l’uso senza, spesso, una adeguata analisi. La mancanza di una visione antropologica, culturale ed educativa, rende queste posizioni irriducibili e inefficaci.
Una strada per affrontare la complessità di questa problematica è indicata dalle autrici con chiarezza ed essenzialità: una documentazione ragionata e puntuale, certamente utile al lettore che voglia approfondire per raggiungere un giudizio criticamente motivato
Come sostiene il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo Emerito di Milano, non si può pronunciare la parola io senza aggiungere in relazione. Infatti, solo nelle relazioni con gli altri si può dare compimento alla ricerca del senso della propria esistenza.
Sulla stessa linea si pone il sociologo Pierpaolo Donati, quando scrive che l’identità della persona non è una sostanza a sé, priva di relazioni, ma è costituita dalle relazioni con altri individui, in un concreto contesto socio-culturale; queste relazioni possono essere molto diverse: con sé stesso, con il tu, con il noi (gruppo di cui fa parte), e il voi (gruppo a cui è estraneo).1
Donati aggiunge che per relazione sociale si deve intendere la realtà immateriale che sta fra i soggetti: Ego e Alter non solo si orientano e si condizionano a vicenda, ma danno luogo a un particolare tipo di connessione, che in parte dipende da Ego, in parte da Alter, in parte è una realtà che li eccede. Per esempio, l’amicizia come fatto sociale è il riconoscimento di qualcosa che coinvolge due soggetti, pur non appartenendo esclusivamente a nessuno dei due. Dire che l’individuo umano ha bisogno di altri uomini per vivere è banale: ciò che dà senso, forma e contenuto all’amicizia è la condivisione (la rel-azione, o azione reciproca).2
Come cambiano le relazioni nel mondo web
La tecnologia sta già cambiando radicalmente le relazioni. Che cosa ne verrà, di bene e di male, dipende da quanto le tecnologie saranno usate con una nuova e adeguata cultura delle relazioni. Diventa decisivo capire come dare più potere e capacità alle persone perché non si riducano sempre più a terminali di un sistema tecnocratico che tutto sorveglia e alla fine le condiziona con scopi non detti, o comunque non decisi dalle persone stesse.3
L’enorme diffusione dell’uso degli strumenti digitali ha generato una riduzione delle relazioni interpersonali dirette (faccia a faccia). È sotto l’occhio di tutti come la pandemia abbia contribuito all’aumento dell’uso delle tecnologie digitali, soprattutto di app e di piattaforme di comunicazione.
A questo riguardo Donati definisce ibridazione la inevitabile mescolanza tra relazioni interpersonali dirette e relazioni mediate attraverso le tecnologie.
«La famiglia ibridata è la famiglia in cui le relazioni reali (interpersonali) e quelle virtuali (digitali) si confondono, in quanto le persone le rendono mutuamente interattive e in qualche modo intercambiabili.»4
La tavola e il tablet
Secondo la nota affermazione di Marshall McLuhan (1911-1980), teorico della comunicazione: the medium is the message, lo strumento condiziona la realtà che appare. Il filosofo francese Fabrice Hadjadj osserva appunto che l’oggetto tecnico è un oggetto che ridistribuisce secondo la propria configurazione il nostro mondo, perché la nostra percezione è sempre tecnicamente condizionata.5
L’autore mette in luce la differenza sostanziale tra connessione e relazione con un confronto concreto. La tavola ricorda che la famiglia provvede a soddisfare la fame e questo significa un rapporto di responsabilità: quando ci si dice «buon appetito» si domanda che l’appetito sia ordinato a un bene e che questo bene non sia qualcosa di cerebrale ma qualcosa che rifonda le nostre forze, che ci ancori meglio al nostro corpo. Inoltre a tavola si prende posto, ma si fa anche posto. La connessione sul tablet invece è immateriale e non ci insegna a far posto, è istantanea e non ci lascia tempo per prendere tempo, non impone un’attesa tra l’invio e la sua soddisfazione: un motore di ricerca non è un moderatore di incontro.
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Alessandra Faré (Laureata in Lettere e specializzata in Comunicazioni Sociali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, già insegnante nelle Scuole Secondarie di Secondo Grado e Psicoanalista)Giovanna Rossi (Già Professore Ordinario di Sociologia della Famiglia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)Vignette di Carlo Maria RossiIndicazioni Bibliografiche
- Donati, Il soggetto relazionale: definizione ed esempi, in Studi di Sociologia, 2 (2012), p. 165-187.
- Donati, (a cura di), Sociologia, Cedam, Padova, 2006, p. 8 e seg.
- Donati, Forza e qualità delle relazioni, i rischi di una deriva selettiva, in “Avvenire”, 8 aprile 2020, p. 3.
- Donati, Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali, Nuovo rapporto Cisf 2017, ed. San Paolo, p. 53.
- Hadjadj, Ma che cos’è una famiglia? traduzione italiana di Flora Crescini, ed. Ares, 2015, pp. 87-95.
© Pubblicato sul n° 83 di Emmeciquadro