L’economista: “Il valore spread non è efficiente”
Fin da quando la Banca centrale europea ha deciso di non sostenere più il debito pubblico degli stati europei, una sorta di morsa che parla di spread e deficit si sta stringendo attorno all’Italia. Il timore degli investitori, si dice, è che il debito pubblico italiano senza il sostegno della Bce crescerà in maniera esponenziale, schiacciando il PIL del bel paese che, inevitabilmente, farebbe in questa catastrofica visione la fine della vicina Grecia.
Tuttavia, secondo un articolo di Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, ma anche docente di Economia industriale e commercio, oltre che ex consigliere economico durante il governo Renzi, lo spread sarebbe un parametro inefficiente. Soprattutto per l’Italia, spiega sul Sole 24 Ore, in gioco ci sarebbero tantissimi altri dati che parlano di una situazione ben più rosea rispetto alla mera proporzione tra debito e Pil, con cui si calcola, appunto, il valore dello spread, ovvero la (presunta) solvibilità sui mercati internazionali di uno Stato. Infatti, tenendo conto di altri indicatori, l’Italia secondo Fortis sarebbe messa economicamente meglio di moltissimi altri Paesi, la cui solvibilità non viene mai messa in dubbio sui mercati, seppur abbiano registrato, per esempio, minori crescite economiche, o nel Pil.
Debito pubblico: perché lo spread è inefficiente
Secondo Fortis, insomma, con il semplice calcolo dello spread non ci si renderebbe conto della complessità economica del nostro paese, rischiando di cadere in errore valutando la solvibilità sui mercati esteri. Per esempio, spiega l’economista sul Sole 24 Ore, l’Italia è il paese in cui l’avanzo statale primario (ovvero il bilancio pubblico prima di pagare gli interessi) accumulato negli ultimi 30 anni è maggiore rispetto al resto d’Europa, con ben 25 bilanci positivi consecutivi.
Inoltre, spiega ancora l’economista parlando dell’inefficienza del calcolo dello spread, solamente il 30% del debito italiano è finanziato da stranieri (in Francia lo è al 46%, in Spagna al 43, in Austria al 61%). A livello mondiale, inoltre, l’Italia vanterebbe uno dei rapporti tra debito privato e Pil migliori, ovvero del 113%, mentre è l’unico paese mediterraneo ad avere una posizione finanziaria positiva rispetto all’estero (+8,1% del Pil, rispetto per esempio al -31,1% della Francia, o al -86,3% del Portogallo). Come se non bastasse, avverte ancora Fortis, l’attuale spread di alcune potenze europee risulta maggiore di quello registrato in Italia nel 2011, quando si diffusa l’idea che avremmo fatto a breve la fine della Grecia. In proporzione, infine, il debito italiano è cresciuto molto meno che in altri paesi europei, attestandosi a circa 600 euro procapite nell’ultimo anno (2.500 euro in Austria, 1.700 in Francia). Secondo l’economista, dunque, sarebbe importante andare oltre al mero calcolo dello spread per definire la solvibilità dell’Italia, per però sostenendo la necessità di non sottovalutare il debito pubblico italiano.