La Francia ha ampliato il sistema delle adozioni: le modifiche legislative approvate negli ultimi mesi danno l’ok non soltanto alle coppie sposate, bensì anche a quelle legate da un patto civile di solidarietà (pacs) o semplicemente conviventi. L’età minima, inoltre, è stata abbassata da 28 a 26 anni, mentre la differenza massima è fissata a 50 anni. Il cambiamento nelle norme, come riportato da Avvenire, ha scatenato tuttavia numerose critiche nel Paese, in quanto in molti pensano che questo nuovo assetto non garantisca un quadro familiare di accoglienza stabile per i minori.
Anche l’Associazione famiglie adottive e affidatarie (Anfaa) italiana non ha espresso consenso nei confronti del modello francese. A parlarne è stata la presidentessa Frida Tonizzo. “Non credo proprio sia un esempio da seguire e per più di una ragione. Innanzitutto perché risente di una concezione dell’adozione che privilegia il ‘diritto’ degli adulti ad avere un bambino e non quello prioritario di ogni bambino senza famiglia ad averne una”, ha commentato.
Adozioni, in Francia ok anche a conviventi: il parere di Anfaa
Frida Tonizzo, presidentessa di Anfaa, è convinta inoltre del fatto che il sistema della Francia sulle adozioni, che dà l’ok anche alle coppie di conviventi, non possa funzionare in Italia. “I dati dicono che il numero dei minori adottabili è di gran lunga inferiore a quello degli aspiranti genitori. Estendere la platea non è la direzione giusta. Penso invece che dovremmo concentrarci di più per garantire a tutti i bambini soli una famiglia idonea, che li ami e li accompagni nella loro crescita verso la vita adulta”, ha affermato ancora ad Avvenire.
Per fare ciò, secondo l’esperta, sarebbe sufficiente applicare la Legge 184. “La ‘Banca dati nazionale dei minori italiani dichiarati adottabili e non adottati’ non è mai diventata realtà. Inoltre non sono stati attivati su tutto il territorio nazionale percorsi adeguati di preparazione e sostegno da parte dei Servizi sociali per le famiglie adottive. E ancora non sono pienamente operative le Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati”. La strada, insomma, è ancora lunga.