L’ipotesi attorno a cui ruota l’inchiesta della procura di Bergamo sui morti Covid, in particolare sulla mancata chiusura della zona rossa in Valseriana e il mancato aggiornamento del piano pandemico è epidemia colposa per reato omissivo improprio, «eclatante e di forte impatto». Ad anticipare la chiusura delle indagini è il procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani, parlando di «gravi omissioni da parte delle autorità sanitarie, nella valutazione dei rischi epidemici e nella gestione della prima fase della pandemia». La mortalità nella Bergamasca raddoppiò da 3mila a oltre 6mila con un nesso eziologico causa-effetto suffragato dalla perizia di Andrea Crisanti e firmata anche da Daniele Donato ed Ernesto D’Aloja.
In procura vige il massimo riserbo, ma stando a quanto trapelato, e riportato dal Giornale, gli indagati sarebbero una ventina, con responsabilità proporzionate al ruolo ricoperto. Il ragionamento della procura è che non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di scongiurare equivale a causarlo. Per la Cassazione non potrebbe reggere, in quanto il reato si integra solo tramite «condotta attiva».
INCHIESTA MORTI COVID: I DOCUMENTI RACCOLTI
L’ipotesi della procura non si baserebbe solo sull’informativa della polizia giudiziaria curata dalla Guardia di Finanza, ma anche su alcuni documenti interni a Palazzo Chigi, ministero della Salute e Comitato tecnico scientifico (Cts), chat e sms che i membri dell’esecutivo e i dirigenti del ministero della Salute si sono scambiati. E poi c’è la relazione di Andrea Crisanti, che cristallizza l’omissione. Ma l’architrave dell’inchiesta è il report dell’ex Oms Francesco Zambon, sparito e fatto ritrovare da Robert Lingard, allora consulente dei legali delle vittime della Bergamasca, che insieme alle false autovalutazioni mandate all’Oms “inguaierebbero” l’ex premier Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Il dietrofront sull’esercito tra Nembro e Alzano Lombardo dimostrerebbe, secondo il Giornale, che la responsabilità del mancato aggiornamento del piano pandemico e della mancata chiusura della Valseriana siano in capo a Palazzo Chigi. Fu Conte a non firmare, ma i motivi non sono noti, perché c’è il segreto di Stato per ragioni di «ordine pubblico, sicurezza nazionale, Difesa e questioni militari».
MORTI COVID, “ACCERTATE GRAVI OMISSIONI”
Il quotidiano aggiunge che la mancata competenza del Pirellone sulla questione è confermata in maniera indiretta dai legali di Generali e UnipolSai, secondo cui la polizza di Regione Lombardia non copre le attività svolte dal governatore «in rappresentanza del governo». Un’altra questione tutt’altro che trascurabile è il ruolo del Consiglio per la sicurezza nazionale: non si sa se sia stato mai convocato da Conte, se ci siano dei verbali. Ma per il sottosegretario con delega ai servizi segreti Franco Gabrielli nel suo libro Naufragi e nuovi approdi ha scritto che «il governo Conte mise in atto una sistematica marginalizzazione dell’autorità nazionale di pubblica sicurezza», dando pieni poteri alla Protezione civile (che però è incompetente nella gestione delle pandemie) e al commissario all’emergenza. Per Consuetò Locati, legale dei familiari della Bergamasca che chiedono un risarcimento allo Stato italiano e alla Lombardia, è «molto utile il fatto che gravi omissioni siano state accertate, a prescindere dagli esiti del procedimento penale. È un ulteriore fondamento probatorio per la causa civile al Tribunale civile di Roma, la cui prossima udienza è fissata al 24 maggio».