Germani e Brasile puntano al Cds dell’ONU
La Germania e il Brasile sembrano aver stipulato una sorta di accordo per il reciproco sostegno alla loro candidatura per entrare nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. È una battaglia vecchia quasi come la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite, e solamente al 2015 risale l’ultima richiesta formale presentata dall’allora Cancelliera tedesca Angela Merkel.
Non sono solamente Germania e Brasile ad ambire ad un seggio del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma sarebbero in generale le nazioni del cosiddetto G4 che include anche India e Giappone. L’ambizione del G4 è alta, perché concretamente il Cds è l’organo massimo dell’Organizzazione, al quale spetta il compito di imporre sanzioni vincolanti agli stati membri, oltre a farsi portatore della pace nel mondo e a poter autorizzare azioni di mantenimento della pace anche attraverso l’uso della forza. Al loro ingresso fino a questo momento ci sarebbe stata una generale, forse velata, opposizione da parte di tutti gli stati, capitanata però dall’Italia che da tempo chiede una revisione più strutturata e profonda dell’organizzazione del Cds dell’ONU.
La proposta dell’Italia per il Cds dell’ONU
Insomma, recentemente Germania e Brasile si sono nuovamente esposte per chiedere di poter entrare tra i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Attualmente, il Cds si compone di 15 membri, dei quali 5 permanenti e 10 scelti a rotazione tra i membri dell’Assemblea generale. I 5 permanenti (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito) hanno l’esclusivo potere di veto in merito alle risoluzioni delle Nazioni unite.
Il G4, che chiede di entrare tra i membri permanenti del Cds dell’ONU, punterebbe proprio ad uno stravolgimento di questa organizzazione, chiedendo di fatto di poter sedere al tavolo dei “big” delle Nazioni Unite, esercitando anche loro il potere di veto. L’Italia, però, da tempo ha chiesto una differente revisione del Cds, che punti ad una maggiore equità tra gli Stati membri, superando il meccanismo deleterio del veto. L’obiettivo è quello di aumentare i seggi ordinari del Cds (attualmente 10), istituendo anche dei seggi duraturi, ovvero rinnovabili per più anni su richiesta dei singoli paesi membri dell’ONU. Questa riforma punterebbe ad una maggiore democraticità del Cds, che dia voce anche agli stati medi e piccoli.