Dal 2017 ad oggi, la Francia ha rispedito nel Paese d’origine 704 islamisti. Secondo quanto riportato dai colleghi de Le Figaro, le autorità transalpine hanno intenzione di accelerare le espulsione degli stranieri radicalizzati. Entrando nel dettaglio, altre 256 persone sono sottoposte a provvedimento di espulsione. Sono tanti gli esempi: dal rifugiato sudanese felice per l’attacco a Romans-sur-Isere del 4 aprile 2020 al turco condannato per avere aggredito con un machete un insegnante.
Sotto la pressione degli eventi, il ministero dell’Interno della Francia è stato costretto ad accelerare il ritmo delle espulsioni degli stranieri islamisti. Secondo un ultimo rapporto portato all’attenzione di Le Figaro, dal 1° gennaio 2017 sono stati rimpatriati circa 704 immigrati clandestini iscritti nel fascicolo di denuncia per la prevenzione della radicalizzazione terroristica (FSPRT).
Francia vuole accelerare le espulsioni degli stranieri radicalizzati
Tutti gli stranieri espulsi sono oggetto di un provvedimento “anti-ritorno”, segno in particolare da un’interdizione amministrativa definitiva dal territorio, impreziosito dall’iscrizione nel fascicolo delle persone ricercate. Come evidenziato da Le Figaro, questo rende l’allerta automatica in caso di controllo di polizia o valico di frontiera, il più delle volte esteso alla zona Schengen. La maggior parte degli islamisti espulsi sono uomini, le donne rappresentano solo il 2,6% del totale. La ripartizione per Paese di provenienza mostra che in più della metà dei casi (55,82%) provengono dal Maghreb, dove sono quindi destinati al rientro di sola andata. Segue la Russia (10%), dove risiedono coorti di radicali ceceni, poi Guinea, Afghanistan, Mali e Belgio, dove sono partiti gli attentatori suicidi del 13 novembre. In totale si citano 63 Paesi, prova se ce ne fosse bisogno della vastità della minaccia islamista. In Francia la mappa delle regioni e dei dipartimenti di residenza degli stranieri radicali oggetto di provvedimento di espulsione riflette i bacini di immigrazione. Ora l’obiettivo è quello di arrivare a una svolta, come promesso dal ministro dell’Interno Gerald Darmanin: “Ogni espulsione richiede energie, perché spesso si tratta di casi complicati, ma grazie all’impregno del Presidente della Repubblica e di tutti i servizi, ce la possiamo fare”.