Aldo Serena: “Maradona inarrivabile ma Platini…”
Aldo Serena, grande ex attaccante di Inter, Milan e Juventus, si è raccontato sulle pagine de Il Foglio. Nel corso della lunga carriera ha giocato insieme e contro i più grandi giocatori della storia: “Maradona era e resta inarrivabile, ma Platini, almeno quello che ho conosciuto io, era un seduttore. Era cresciuto negli anni caldi, a cavallo fra il ‘68 e il ’77. Era ironico, loquace, dissacrante e all’occorrenza, capace di liberarti al tiro con un lancio da quaranta metri. Nessun altro mi ha affascinato, come persona, prima ancora che come calciatore, più di lui”.
Nella Juventus, l’ex attaccante ha condiviso lo spogliatoio e il campo con Gaetano Scirea. Il suo ricordo resta indelebile nella mente di Serena, che quando gli chiedono a chi sia più legato, non ha dubbi: “Uno, che da 23 anni non c’è più. Capitano. Mio capitano. Amico mio. Gaetano Scirea era un uomo incredibile, oltre che un calciatore di straordinario valore. Quando sono arrivato alla Juventus, ha voluto che fossi il suo compagno di stanza e mi ha detto tutto quello che serviva, abitudini, meccanismi, intrecci, di cui tener conto, se volevo ambientami in fretta. Era un leader carismatico e una persona gentile, umile e premurosa, come nessuno delle centinaia di calciatori che ho conosciuto. Era una mosca bianca nella giungla del pallone. Unico e inimitabile”.
Aldo Serena: “Ho dovuto modificare il mio carattere”
La carriera di Aldo Serena è cominciata nell’Inter: “La mia prima volta a San Siro è stata un’amichevole di precampionato contro il Vicenza. A vederlo dall’esterno di notte lo stadio mi sembrò per l’appunto una nave spaziale, con tutta quella gente che brulicava intorno, in attesa del lancio. Io non avevo mai visto dal vivo una squadra di serie A, prima di giocarci”.
Da lì, tanti prestiti, poi la Juventus a titolo definitivo e ancora l’Inter: “Allora vigeva il regime di vincolo. Sino al 1991 non ho mai potuto scegliere. Ero di proprietà dell’Inter, che di anno in anno decideva il mio destino prestandomi a destra e a manca. Fosse stato per me avrei girato molto di meno. Ovunque sono andato, mi sono trovato bene, ma non è facile cambiare ogni anno maglia, allenatore, compagni e tifosi. Ogni volta ricominciare. E riconquistare. Ho dovuto modificare il mio carattere e vincere la mia innata pigrizia. Ripensandoci ora, sono felice che sia andata così, anche perché ho potuto conoscere, dentro e fuori del calcio, un’infinità di persone di grande spessore, che mi hanno aiutato a crescere”.