L’ANALISI DI MARINO
Si avvicina un nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni e Mauro Marino, in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it evidenzia che “sarà molto complicato giungere ad un accordo che soddisfi tutte le parti in causa”. Secondo l’esperto previdenziale, “le idee, comunque, non mancano. Si potrebbe, per esempio, cominciare concedendo una amplissima flessibilità in uscita che vada dai 62 a i 70 anni con lievi penalizzazioni ed incentivazioni. Dare un forte impulso alla previdenza complementare trasferendo il proprio Tfr ad un fondo pensione, che sotto il controllo dell’Inps e con investimenti tutelati, possa arrivare a quel 30% di assegno previdenziale che in aggiunta all’importo garantito dallo Stato determini assegni previdenziali decorosi e perché no, dopo una verifica giuridica di fattibilità pensare ad un tetto di importo sulle pensioni non supportate da adeguati versamenti contributivi”.
ATTACCO DELLA UIL CONTRO IL GOVERNO SULLA RIFORMA PENSIONI IN MANOVRA
In Calabria l’88% dei pensionati, a causa dell’inflazione e del carovita, ha dovuto fare rinunce per arrivare alla fine del mese: lo studio della Uilp Calabria è alla base del nuovo appello-attacco del sindacato diretto da Bombardieri contro la riforma pensioni del Governo Meloni contenuti nell’ultima Manovra di Bilancio. Come infatti dice il segretario generale Uilp, Carmelo Barbagallo (ex segretario generale prima di Bombardieri, ndr) «questi dati sono la conseguenza non solo dell’inflazione galoppante, ma anche e soprattutto del taglio alla rivalutazione delle pensioni. L’ennesima operazione di cassa fatta sulle spalle dei pensionati. Continuiamo a chiedere al Governo di ripensarci. Si tratta di un danno economico permanente e destinato ad aumentare con il tempo».
Nell’indagine sui pensionati di Calabria emerge come «il 95% degli intervistati il carovita ha inciso negativamente sullo stile di vita: per il 14,9% ha inciso moltissimo, per il 56% ha inciso molto, per il 25,8% ha inciso poco. Ma non solo. Oltre l’88% sostiene di aver dovuto fare rinunce e sacrifici per arrivare a fine mese. Circa il 28% dichiara di aver dovuto risparmiare sull’acquisto di generi alimentari e prodotti per la casa, oltre il 10% ha risparmiato sull’acquisto di farmaci, il 36% ha risparmiato sia sui farmaci sia sui prodotti alimentari». Per il Segretario generale della Uilp Calabria, Francesco De Biase, tale contrazione delle spese ha interessato una platea di pensionati in Calabria che «sta soffrendo per i risvolti di una crisi senza fine, amplificata dalle ricadute della pandemia da Covid-19, che ha reso sempre più sottile il margine fra una vita pienamente vissuta ed un quotidiano fatto di rinunce e scelte sempre più sofferte». (agg. di Niccolò Magnani)
IL ROSSO DELL’INPS
Secondo quanto riporta Milano Finanza, nel suo bilancio preventivo l’Inps stima “un risultato economico di esercizio negativo per oltre 9,7 miliardi di euro, in netto peggioramento rispetto al dato positivo di 1,8 miliardi del bilancio assestato 2022. E questa volta il rosso non è dovuto alla situazione emergenziale che ha caratterizzato il periodo della pandemia nel 2020, quando il rendiconto aveva registrato un disequilibrio pari addirittura a 25,5 miliardi a causa delle misure straordinarie messe in atto dal governo per sostenere lavoratori e imprese passando per l’Inps, a partire dalla cassa integrazione per il Covid. Lo squilibrio atteso è dovuto piuttosto all’inflazione, che farà salire la spesa pensionistica con lo scattare del meccanismo della perequazione automatica, ovvero dell’aumento periodico dell’assegno collegato all’inflazione che, si stima, pesa per circa 20 miliardi di euro, cui si aggiunge la contrazione dell’occupazione che riguarda diversi settori lavorativi fino ad arrivare al risultato negativo complessivo di circa 10 miliardi”.
LE PAROLE DI BERLUSCONI
Nel corso dell’intervista rilasciata a Stasera Italia, trasmissione in onda su Rete 4, Silvio Berlusconi ha ricordato che, dopo l’aumento a 600 euro per gli over 75 previsto con la Legge di bilancio 2023, “il nostro impegno di legislatura è quello di portare le pensioni minime a 1000 euro per tutti, anziani e disabili, comprese le nostre mamme, che non hanno mai potuto svolgere un lavoro retribuito sacrificandosi per la famiglia tutta la vita”. Intanto, come riporta oltrefreepress.com<, il Segretario generale nazionale del Libero sindacato di polizia (Li.Si.Po.) Antonio de Lieto evidenzia che “svariati milioni di cittadini vivono, o sopravvivono, con 500/600 euro al mese. È urgente un significativo aumento di tutte le pensioni ferme da oltre 20anni e che hanno perso circa il 50% del loro valore. L’ultimo ridicolo aumento delle pensioni (pochi euro) se tale si può definire, è stato l’ennesimo ‘schiaffo’ ad oltre 20milioni di pensionati che sopravvivono con pensioni da fame”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI DAMIANO
In un articolo pubblicato su Ipsoa, Cesare Damiano evidenzia che nonostante le misure di riforma delle pensioni che hanno introdotto le Quote 100, 102 e 103, “la Legge Fornero è rimasta com’era. Queste quote di anticipo pensionistico, ovviamente, sono andate a vantaggio di coloro che hanno particolari condizioni. Soprattutto lavoratori del pubblico impiego, maschi e femmine; o lavoratori del privato prevalentemente maschi, in particolare residenti nelle regioni settentrionali che hanno avuto la fortuna di avere una continuità lavorativa di almeno 41 anni per Quota 103. Già raggiungere oggi quei traguardi di contribuzione sicuramente non è facile. Per i nostri figli, allo stato dei fatti, sarà un miraggio”.
LA SOLUZIONE PER SUPERARE LA LEGGE FORNERO
Per l’ex ministro del Lavoro, quindi, l’unica soluzione per superare la Legge Fornero è “introdurre un criterio di anticipo flessibile per accedere alla pensione. Molte proposte sono circolate: 62, 63 o 64 anni, con un diverso impatto sui costi. Questo anticipo flessibile deve, a mio avviso, essere strutturale e universale. Cioè, riguardare tutti i lavoratori.Ma considerando che i lavoratori si dividono in due platee fondamentali. Chi svolge nell’arco della vita di lavoro un’attività usurante o gravosa, già legislativamente normata, e chi svolge lavori che noi giudichiamo normali come quelli di concetto e intellettuali. Attenzione: per questi ultimi va prevista una flessibilità su misura, che non escluda una leggera penalizzazione della parte retributiva dell’assegno pensionistico”.
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