«Ho fatto una scelta di campo. Mi criticano? Chissenefrega». Così Pino Insegno commenta la sua nuova veste di “speaker” della destra. Nei comizi importanti, infatti, viene reclutato da Fratelli d’Italia, come alla campagna per le politiche e all’adunata dei leader a sostegno del candidato alle Regionali del Lazio Francesco Rocca. Non si sente raccomandato, ma messo all’angolo quando c’era il Pd al governo. «È un fatto, mi hanno penalizzato. Ma secondo te perché sono sparito dalla tv, perché non sono bravo? Vai a vedere chi ha preso le mie trasmissioni, non faccio nomi perché non voglio querele, ma queste sono le indagini che un giornalista serio dovrebbe fare», afferma l’attore, doppiatore e conduttore a Repubblica.
A proposito della sua carriera, ha ricordato di aver doppiato 400 professionisti e di aver fatto 600 puntate in tv. «Poi non c’era più posto per me». Ora però Pino Insegno sarebbe pronto a tornare in Rai. «Ma perché sono bravo, non ho mica bisogno di raccomandazioni. Non vado strumentalizzato, mica sono una velina». Non nega comunque il feeling con il centrodestra: «Ma io sono commendatore della Repubblica per meriti sociali, non sono uno che lascia indietro le minoranze o chi la pensa diversamente». Per quanto riguarda il candidato Rocca, lo definisce «una persona fantastica che conosco da 25 anni, so quanto vale. Ma se ci fosse stato un Nicolini, che era di sinistra, avrei votato per lui».
“FACILE ESSERE DI SINISTRA CON I MILIARDI…”
Nel corso dell’intervista, Pino Insegno affronta anche la questione della mancanza di artisti di destra. «Molti si professano di sinistra. Ma è facile essere di sinistra con i miliardi. A volte c’è anche l’ideologia, ma viene messa in pratica poco. Io invece amo stare fra la gente». C’è il ministro Sangiuliano che preferisce parlare di egemonia culturale della sinistra che va sostituita, ma per l’attore «non va rovesciata, ma bisogna dimostrare che la cultura non ha colore». Lui, comunque, spiega a Repubblica che non escluderebbe una discesa in campo in politica: «Magari sì, ma dopo i 70 anni. Ora preferisco il mio lavoro». Di sicuro, non si sente cantore di nessuno: «Sono soltanto uno che veicola alcune idee, con la speranza che ci sia un nuovo corso». Riguardo i primi cento giorni della premier Giorgia Meloni, Pino Insegno ha aggiunto: «Non sono cieco dell’amicizia, sono laico. Vedo che c’è della buona volontà nel fare le cose, ma alcuni cambiamenti non arrivano alla gente. Ci vuole tempo». Infine, ha ammesso che si sente spesso con la presidente del Consiglio: «Ma non parliamo di politica internazionale».