CONSULTA RIMANDA ATTI ERGASTOLO OSTATIVO AL TRIBUNALE
La Consulta ha deciso di rimandare gli atti sull’ergastolo ostativo al Tribunale di Sorveglianza di Perugia e al magistrato di Sorveglianza di Avellino in quanto la legge nel frattempo è cambiata: in attesa delle motivazioni della sentenza decisa oggi 8 febbraio 2023, l’Ufficio Comunicazione e stampa della Consulta ha fatto sapere di aver restituito gli atti ai giudici vista l’approvazione a fine 2022 del Decreto Rave del Governo Meloni, dopo che già lo scorso 8 novembre la medesima Corte aveva rimandato gli atti alla Cassazione. In Camera di Consiglio oggi erano in programma da affrontare le questioni di legittimità costituzionale, sollevate dal Tribunale di sorveglianza di Perugia e dal Magistrato di sorveglianza di Avellino, sul cosiddetto regime ostativo.
Nello specifico, l’oggetto di discussione è l’articolo 4-bis della legge di ordinamento penitenziario nella parte in cui, in caso di condanna per delitti diversi da quelli di contesto mafioso, ma pur sempre “ostativi”, «non consente al detenuto che non abbia utilmente collaborato con la giustizia di essere ammesso alle misure alternative alla detenzione». Si trattava dunque, nei due casi, della richiesta di accedere all’affidamento in prova al servizio sociale e alla semilibertà: ebbene, la Consulta ha deciso di inviare gli atti ai giudici in quanto, spiega, «a seguito dell’entrata in vigore del decreto legge 31 ottobre 2022, n. 162, convertito, con modificazioni, nella legge 30 dicembre 2022, n. 199, che contiene, fra l’altro, misure urgenti nella materia in esame».
ERGASTOLO OSTATIVO E DECRETO RAVE, COSA HA DECISO LA CONSULTA
Le nuove disposizioni messe in campo dal Governo Meloni sul tema delicato dell’ergastolo ostativo, rileva la Consulta, incide immediatamente sul nucleo essenziale delle questioni sollevate dalle ordinanze di remissione: in particolare, «trasformando da assoluta in relativa la presunzione di pericolosità che impedisce la concessione dei benefici penitenziari e delle misure alternative alla detenzione a favore di tutti i condannati per reati cosiddetti “ostativi”, che non hanno collaborato con la giustizia».
In questo senso ora tali detenuti sono ammessi a chiedere i benefici, sebbene in presenza di nuove, stringenti e concomitanti condizioni, diversificate a seconda dei reati che vengono in rilievo: secondo quanto stabilito dall’Ufficio comunicazione e stampa della Consulta in attesa della sentenza, «Le regole del processo costituzionale impongono la restituzione degli atti ai giudici rimettenti, cui spetta verificare gli effetti della normativa sopravvenuta sulla rilevanza delle questioni sollevate, nonché procedere a una nuova valutazione della loro non manifesta infondatezza».