Il premier della Polonia Mateusz Morawiecki, in un’intervista esclusiva rilasciata al “Corriere della Sera”, ha commentato la guerra in Ucraina e le dinamiche europee nella “gestione” del conflitto bellico che ormai da un anno imperversa a Kiev e dintorni. L’ha fatto partendo dal ruolo della Germania e aprendo la sua riflessione con un “meglio tardi che mai. Apprezzo l’aiuto tedesco all’Ucraina, ma dobbiamo anche mantenere le dovute proporzioni. Berlino dichiara più aiuti di quanti ne dia effettivamente. E non difenderemo l’Ucraina con le sole dichiarazioni. Anche se la Germania fornisse all’Ucraina quanto dichiara, sarebbe comunque una goccia nell’oceano delle necessità. Da uno dei Paesi europei più forti bisogna pretendere di più”.
Secondo Morawiecki, ritardare le consegne delle armi va contro gli interessi dell’Europa e fa invece sentire il Cremlino più sicuro di sé, anche se non così tanto da attaccare i Paesi della Nato: “A quasi un anno dall’aggressione contro l’Ucraina, dovrebbe essere chiaro a tutti che ritornare allo stato che precedeva la guerra è impossibile. In Germania erano convinti che fosse possibile distogliere Mosca dalle sue aspirazioni imperiali attraverso lo scambio commerciale e allo stesso tempo che non bisognasse infastidire l’orso. Entrambi gli assunti si sono rivelati un fallimento”.
MORAWIECKI: “UNA CONDIZIONE PER RIPORTARE LA RUSSIA NEL GRUPPO DEGLI STATI CIVILI È LA DE-PUTINIZZAZIONE”
Nel prosieguo del suo intervento sul “Corriere della Sera”, Morawiecki ha precisato che l’Ucraina ha il pieno sostegno della Polonia, anche a lungo termine. Del resto, “abbiamo già fornito a Kiev un’enorme quantità di attrezzature militari. Per quanto riguarda gli aerei da combattimento, la decisione dipende dalla Nato. Al momento, non ci sono accordi al riguardo. Tuttavia, non dovremmo escludere nulla, altrimenti rafforziamo solo Mosca”.
Morawiecki, peraltro, è fermamente contrario ai colloqui con il Cremlino, in quanto “con i terroristi non si tratta e la Russia è diventata oggi uno Stato terrorista. Bombardamenti quotidiani di città, attacchi a obiettivi civili, stragi di donne e bambini: la portata dei crimini di guerra della Russia è semplicemente mostruosa e fin quando ciò non avrà fine, non c’è nulla di cui parlare. E un’altra condizione per riportare la Russia nel gruppo degli Stati civili è la de-putinizzazione”.