La Francia intende investire massicciamente in esportazione di armi verso l’Iraq, come dimostra il ruolo sempre più importante che sta rivestendo la lobby francese Medef. Il 27 gennaio scorso il primo ministro iracheno Sudani ha partecipato a Parigi a un incontro organizzato proprio dalla lobby francese. Ma quali erano le industrie presenti e soprattutto chi erano gli uomini chiave presenti all’incontro? In primo luogo la multinazionale francese Thales e a seguire Airbus Helicopters, Airbus Defence and Space, Sera Ingénierie e Nexter, i cui fucili Caesar sono già stati utilizzati da Baghdad nella sua lotta contro lo Stato islamico.
Questo riorientamento da parte francese si spiega col fatto che la multinazionale petrolifera francese Total Energies ha incontrato numerosi problemi a realizzare i suoi progetti. Sotto il profilo squisitamente tecnico la Francia intende vendere all’Iraq i suoi droni da combattimento, droni tattici armati e sistemi anti-drone allo scopo di equipaggiare il suo servizio di antiterrorismo e anche la polizia federale.
Le aziende francesi coinvolte nel fornire armi all’Iraq sono Cerbair ma soprattutto la Cs Group, Thales e Mc2 che dovrebbero dare all’Iraq il proprio sistema Parade; ma sono anche in gara lo Sky Warden, venduto da Cs Group e Mbda. Ma affinché questo progetto sia effettivamente realizzato è necessaria l’autorizzazione americana. Non dimentichiamoci infatti che il ruolo degli Stati Uniti in Iraq è dominante e determinante. Non a caso Sudani è pronto a recarsi in America proprio per rimuovere tutti gli ostacoli di natura politiche e normativa che impediscono alla Francia di diventare un importante esportatore di armi in Iraq.
Ma la Francia si muove con una certa rapidità anche nell’Indo-Pacifico. Infatti la Dgse (Direction générale de la Sécurité extérieure) ha inviato uno dei suoi direttori più anziani, Marc P., a Singapore. Lo scopo sarà quello di orientare al meglio la strategia francese cercando di consolidare sempre di più le relazioni con il Giappone, l’Australia e la Sud Corea. La Francia vuole inoltre che il suo uomo di intelligence collabori in modo sinergico con l’ambasciatore francese a Vanuatu e nelle Isole Salomone Jean-Baptiste Jeangène Vilmer.
L’attivismo francese – come era prevedibile – ha attirato l’attenzione dell’intelligence tedesca, italiana e americana. In particolare gli Stati Uniti non hanno gradito l’iniziativa del 2017 di formare una nuova alleanza con India, Giappone e Australia. Proprio per questo gli Stati Uniti hanno deciso di fondare il primo ufficio europeo dell’Asia Society a Parigi, dopo la partenza di Anne-Marie Brady dall’istituto di ricerca della scuola militare Irsem. Questa organizzazione è finanziata dal Pentagono e dall’ufficio del direttore dell’intelligence nazionale. È evidente che lo scopo è quello di condizionare le scelte francesi impedendo che queste possano affrancarsi dal condizionamento americano e che quindi possono entrare in concorrenza con le mire egemoniche americane.
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