Mattino 5 si è recato stamane a Stresa, in Piemonte, per trattare il caso di una ragazza 20enne di origini bengalesi che era stata segregata in casa dal padre di 52 anni. Fondamentale è stata la chiamata ai carabinieri da parte del fidanzato, un 23enne residente a Milano, che vedendo che la ragazza non rispondeva alle chiamate ha avvisato i carabinieri: “Il padre non ha realizzato nell’immediatezza la gravità della situazione – le parole del luogotenente dei carabinieri rilasciate in diretta tv a Mattino 5 – per lui era una cosa normale, abbiamo trovato la ragazza provata, aveva tumefazioni, in condizioni igienico sanitarie precarie. Ha chiesto aiuto appena ci ha visto, dopo che ci ha visto il suo volto ha cominciato a sorridere”.
“Quando l’abbiamo liberata – ha proseguito – è stata un’emozione particolare, nessuno si aspettava una cosa del genere. Io ho figli, uno ha la stessa età della ragazza, lei immagini cosa può provare un padre quando risolve una situazione del genere. Anche noi abbiamo pensato a Saman”. Così invece il colonnello dei carabinieri di Stresa che ha voluto sottolineare l’importanza della denuncia: “Mai come in questi casi è stata determinante la tempestività nell’intervento, eseguito pochi minuti dopo la segnalazioni del fidanzato. La ragazza non assumeva cibo da 5 giorni, solo in una circostanza il fratello minore gli aveva passato del riso”.
20ENNE SEGREGATA IN CASA A STRESA: “LE VENIVA DATA SOLO ACQUA”
E ancora: “Le veniva data solo dell’acqua – ha detto il colonnello dell’arma in riferimento alla 20enne segregata a Stresa – e poteva andare in bagno una volta al giorno. Maniglie di finestre e porte rimosse, poteva solo urlare e solo in una circostanza un ragazzo ivoriano ha sentito le urla, è intervenuto ma nessuno ha aperto la porta”.
Quindi il colonnello ha aggiunto e concluso: “E’ stata fondamentale la testimonianza del fidanzato e noi siamo intervenuti e abbiamo salvato la ragazza. Chiamarci è fondamentale, bisogna far arrivare la segnalazione al 112, il fidanzato era insospettito dal fatto che la ragazza non rispondeva al telefono e ci ha contattato, ma forse il problema risale a qualche giorno prima. Invitiamo i cittadini – ha concluso – quando vi sono sospetti di segnalarceli poi saranno le forze dell’ordine a intervenire. Quando la ragazza ci ha visto ha detto che temeva di morire, era in condizioni precarie, segni di violenza evidenti soprattutto al collo, ogni volta che urlava veniva percossa violentemente”.