OPZIONE DONNA, ATTESA LA MOSSA DEL GOVERNO
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, oggi o domani il Governo comunicherà ai sindacati qual è la sua proposta di modifica di Opzione donna. Durante l’incontro tra Governo e sindacati di lunedì, “dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, è arrivato per conto dell’esecutivo solo l’impegno ad allentare la stretta introdotta dall’ultima legge di Bilancio e a verificare con il Mef gli spazi finanziari utilizzabili per le modifiche. Spazi che dovrebbero consentire di tornare soltanto in parte allo ‘schema’ dello scorso anno. Tanto è vero che ieri pomeriggio i tecnici del governo continuavano a considerare molto probabile l’ok all’ipotesi anticipata dal Sole 24 Ore l’11 febbraio: un ritorno al requisito anagrafico dei 58 anni ma con una serie di ‘paletti’ per limitare la platea ad alcune categorie, come in legge di Bilancio (caregiver, licenziate). Si partirebbe dalle categorie già indicate nella versione di Opzione donna prevista dalla manovra-Meloni, aggiungendone altre considerate particolarmente penalizzate”.
L’APPELLO DI PROIETTI (UIL) SULLA RIFORMA PENSIONI 2023
Dopo l’incontro avvenuto ieri tra Governo e sindacati sul tema caldo della prossima riforma pensioni, le distanze anche in seno ai vari sindacati restano diverse: Cisl e Ugl apprezzano alcuni passi avanti dell’esecutivo mentre Cgil e Dil ritengono il vertice «deludente e senza risposte concrete». Ne è convinto il segretario confederale della Uil Domenico Proietti, intervistato oggi dal portale “Pensioni Per Tutti” in esclusiva: «Diciamo che sul tema previdenziale e sugli interventi per riportare equità nel sistema ci aspettavamo delle risposte concrete dal Governo soprattutto se le aspettavano le donne, i giovani e tutte quelle persone che cercano una risposta per capire come andare in pensione».
Proietti svela che il Governo Meloni si è impegnato a modificare l’attuale norma su Opzione Donna, ma non solo: «Bisogna passare dalle dichiarazioni ai fatti serve una vera flessibilità di accesso alla pensione intorno con il doppio canale anagrafico, ai 62 anni, o contributivo, con 41 anni di anzianità. Bisogna, poi, riconoscere le differenze oggettive e soggettive tra i lavoratori e tra le mansioni svolte rafforzando l’ape sociale e la norma sui lavori usuranti», conclude il sindacalista sulla riforma pensioni di Quota 41. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI CAPONE
Paolo Capone, dopo l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, ha ricordato che“a breve dovrebbe arrivare la riformulazione di Opzione donna. Difficile, però, la semplice riproposizione di quella passata. Da parte nostra, abbiamo insistito sulla valorizzazione della maternità, per cui abbiamo accolto con interesse anche l’ipotesi che possa essere introdotto uno sconto di 4 mesi per figlio su tutte le forme pensionistiche. Si potrebbe anche pensare a un assegno più ricco, in alternativa all’uscita anticipata”. Il Segretario generale dell’Ugl ha presentato anche la richiesta “di valorizzare tutti i periodi studio e non solo la laurea e di eliminare almeno la soglia dell’1,5% dell’assegno minimo per l’uscita”. Capone ha giudicato “sicuramente positiva anche la conferma che verrà istituita una commissione sulla sostenibilità della spesa pensionistica, passaggio fondamentale per arrivare alla riforma previdenziale e, finalmente, alla suddivisione fra previdenza e assistenza nel bilancio dell’Inps”.
GLI ARRETRATI IN ARRIVO A MARZO
Come riporta Ansa, l’Inps ha ricordato che “chi ha un reddito da pensione superiore a 2.101,52 euro (quattro volte il minimo) riceverà a marzo la rivalutazione della pensione rispetto all’inflazione sulla base delle percentuali inserite in legge di bilancio”, compresi gli arretrati. Dunque, “chi ha un reddito tra le quattro e le cinque volte il minimo lo vedrà rivalutato dell’85% del 7,3% ovvero del 6,205% mentre chi conta su un reddito da pensione tra le cinque e le sei volte il minimo (da 2.626,91 a 3.152,28 euro) riceverà solo il 53% dell’inflazione pari a una rivalutazione del 3,869%. Le percentuali di rivalutazione scendono all’aumentare dell’importo della pensione (insieme dei redditi pensionistici) fino ad arrivare ad appena il 32% di rivalutazione per chi ha assegni superiori a 10 volte il minimo (5.253,81 euro al mese) con il recupero rispetto all’aumento dei prezzi del 2,336%”. L’Inps ricorda che tra le prestazioni escluse dalla perequazione c’è anche l’Ape social.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GANGA
Al termine dell’incontro tra Governo e sindacati, Ignazio Ganga ha spiegato che la Cisl “continuerà ad impegnarsi sul tavolo negoziale per rendere il sistema previdenziale più equo e socialmente sostenibile attraverso una riforma strutturale della Legge Fornero”. Il Segretario confederale della Cisl ha spiegato che nel corso dell’incontro “la Cisl ha posto all’attenzione del Sottosegretario Durigon le proposte per una maggiore tutela previdenziale delle lavoratrici che riguardano non solo ripristino di opzione donna con i requisiti di 58/59 anni di età e 35 di contributi ma anche la possibilità di anticipo nel pensionamento, sia per la pensione di vecchiaia che per l’anticipata in relazione al numero di figli, la maggiore copertura previdenziale del lavoro di cura”.
LE APERTURE DEL GOVERNO
Inoltre, è stata evidenziata “la necessità di aprire un confronto sui futuri trattamenti dei giovani sia con una pensione contributiva di garanzia che integri i redditi pensionistici più bassi, sia rilanciando la previdenza complementare”. Oltre al riconoscimento della necessità di modificare Opzione donna e alla disponibilità a estendere l’anticipo di 4 mesi sul pensionamento per le donne madri, da parte dell’Esecutivo, ha detto Ganga, “sarebbe anche allo studio la possibilità di eliminare o ridurre in modo sostanziale il vincolo minimo di 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo” ed “è stata inoltre confermata l’intenzione di riproporre la Commissione preposta ad analizzare la separazione della spesa previdenziale rispetto a quella assistenziale”.
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