Il nuovo disegno di legge sull’autonomia differenziata appena approvato dal Consiglio dei Ministri è la vera incognita di questo paese, il grado di autonomia è infatti già previsto dal titolo V della Costituzione e sulle sue manifestazioni lo stato e le regioni hanno già litigato parecchio. I ricorsi in Consulta sono stati oltre 2.256 in 22 anni.
Liti Stato Regioni: in 22 anni 2.256 ricorsi
Infatti in 22 anni, dal 2001 ad oggi, sono stati effettuati 2.256 ricorsi presentati di fronte alla Corte Costituzionale. Il 64% dei casi ha però rappresentato la vittoria da parte dello stato centrale chiamato in causa dalle regioni. Quindi il ricorrente si è visto rigettare il ricorso. Il 36% è partito dalle autonomie verso il centro. Si tratta di liti che hanno registrato un trend sempre crescente e che si fondano soprattutto sui dubbi di legittimità delle leggi regionali o di questioni statali per aver violato la ripartizione delle competenze.
Il 45% delle sentenze emesse dalla Consulta, vale a dire 3832, riguarda il contenzioso tra stato e regioni: 1726 sentenze infatti hanno avuto come centrale questo argomento. Nel 2021 le liti Stato Regioni sul Titolo V sono state il 53,9%.
Liti Stato Regioni: cosa accadrà con l’autonomi differenziata?
Anche i temi di finanza pubblica, salute e ambiente costituiscono uno degli argomenti contesi dal governo centrale e dalle singole regioni. Quindi lo scorso anno gli scontri sulla spesa pubblica soprattutto in merito ad alcune leggi regionali approvate in Veneto, Molise, Calabria che lamentano sforamenti di bilancio e assunzione di precari come i forestali oppure gli infermieri e i medici.
Ad esempio il Friuli Venezia Giulia ha effettuato un ricorso un anno fa, poiché riteneva che le detrazioni fiscali della manovra con il ritocco delle aliquote IRPEF fosse lesiva degli accordi di finanza pubblica stato-regione.
Cosa accadrà dunque con l’autonomia differenziata se già adesso le liti non fanno che moltiplicarsi?