In questi giorni si sta parlando molto del mancato accordo sindacale che avrebbe dovuto sancire un aumento dei tetti salariali per il personale di ITA Airways, la compagnia di bandiera italiana alle prese con una difficile privatizzazione.
Venerdì scorso, azienda e sindacati si sono ritrovati gli uni di fronte agli altri al ministero del Lavoro per sancire un accordo già sostanzialmente negoziato dalle parti nei giorni precedenti e che necessitava solo della ratifica per poter entrare in vigore. L’accordo portato avanti dal DG Fabio Lazzerini e senza un avvallo del Cda, prevedeva sostanzialmente un aumento del 30% dei salari. Ed è proprio li, al ministero del Lavoro, più o meno alle 19:00 (dopo i vari rinvii) che accade l’impensabile. Toccherà a Domenico Galasso responsabile delle relazioni industriali in ITA dare la notizia che gelerà tutti i presenti. Non ci può essere accordo fino a quando questi non sarà valutato e deliberato preventivamente da un Cda straordinario che l’azienda ha già convocato per il prossimo mercoledì.
La questione riveste un carattere sostanziale e che non è di poco conto perché tre dei 5 consiglieri del Cda di ITA, e cioè Ugo Arrigo, l’ex manager di EasyJet Frances Ouseleye e Gabriella Alemanno chiedono che la questione venga discussa anzitempo all’interno di un Cda urgente. Il timore dei tre membri del Cda è che una volta siglato l’accordo sindacale senza avere un preventivo avvallo dell’azionista, Lufthansa potrebbe contestare al Governo l’aggravamento della situazione economica di ITA e quindi potrebbe proporre un ulteriore ribasso dell’offerta, se non addirittura ritirarsi.
Infatti, Lufthansa, allo stato attuale non ha alcuna voce in capitolo nella trattativa tra i sindacati e ITA per l’innalzamento del tetto salariale, e quindi sarebbe molto difficile ottenere dai tedeschi una formale autorizzazione a siglare l’accordo stante il fatto che Lufthansa sembrerebbe non aver mai dato alcuna indicazione in tal senso e, anzi, ogni intromissione nell’attività di ITA in questo momento così delicato non sarebbe vista di buon occhio dai manager tedeschi. Quindi, la diretta conseguenza di un accordo “non concordato” potrebbe essere quella che il Mef a sua volta si ritroverebbe a dover chiedere conto di questa operazione direttamente a tutto il Cda di ITA con diretta conseguenza di avere la Corte dei Conti alle calcagna.
Inoltre ,se Lufthansa davvero avesse dato il proprio benestare all’accordo con i sindacati, molto probabilmente l’accordo sarebbe già stato firmato (un po’ come accaduto per la firma del contratto Tra ITA, Lufthansa e Ferrovie) ed è questa la tesi più accreditata che circola in queste ore negli ambienti aeronautici e cioè che Lufthansa non abbia dato alcuna indicazione in tal senso.
Ma cerchiamo di capire qual è stato l’elemento scatenante di tutta questa vicenda che ha fatto saltare il banco. Come precedentemente enunciato, attualmente il colosso tedesco è solo un mero spettatore di questa partita che sarebbe tutta interna a ITA. Nelle ultime ore in azienda gira una voce (molto insistente) e cioè che con l’ingresso di Lufthansa molti dirigenti potrebbero essere licenziati dall’oggi al domani. Il colosso tedesco, infatti, vorrà sicuramente inserire delle pedine di sua fiducia nei ruoli chiave e quindi attualmente tra i vari dirigenti c’è una corsa all’accreditamento.
L’operazione “aumento dei salari” gioverebbe moltissimo in termini di credibilità solo all’attuale Amministratore delegato, Fabio Lazzerini, che l’ha portata avanti sin dall’inizio e che si vedrebbe proiettato in prima linea nella figura di garante, il grande paciere, tra il sindacato e l’azienda. Lazzerini, infatti, se l’accordo fosse andato in porto, si sarebbe potuto godere una gran bella vittoria che lo avrebbe visto come unico manager in azienda, in grado di poter gestire nel modo più adeguato (sicuramente per il sindacato è così) le relazioni industriali, ergo, Lazzerini sarebbe diventato una figura sostanzialmente insostituibile nell’eventuale giro di poltrone.
Ciò che si sa per certo è che qualche giorno prima erano stati raggiunti gli accordi per le diarie. Tutto molto meno complicato dato che le modifiche (51 euro per il lungo raggio e 46 euro per il corto e medio) non sono particolarmente onerose per l’azienda poiché non vengono tassate. Ma un aumento del 30/35% del salario invece andrebbe a incidere non poco sul conto economico di ITA visto che si parla di circa 70 milioni di euro in più all’anno di stipendi.
Domanda: ma il presidente Turicchi, che non è un manager di primo pelo, si è forse premurato di alzare il telefono e sentire il Mef per avere il via libera alla firma dell’accordo con il sindacato? E se sì, chi avrebbe convinto Turicchi che Lufthansa aveva dato un parere positivo alla stipula di un nuovo accordo con i sindacati per aumentare gli stipendi? E ancora, se Lufthansa è favorevole a questo accordo, lo sarà anche dopo, e quindi perché i sindacati avevano tanta fretta di firmare questa intesa prima dell’ingresso dei tedeschi? Ecco queste sono le domande a cui va data una risposta e è un po’ il vulnus di tutta questa vicenda molto intricata.
In una situazione di sostanziale incertezza dove molto probabilmente qualcuno si è venduto la pelle dell’orso senza prima averlo ucciso, a Turicchi non sarebbe rimasta altra scelta che fermare tutto in attesa di discutere i dettagli dell’accordo all’interno di un Cda.
Domanda: e se Lufthansa invece non fosse per niente d’accordo sull’innalzamento dei salari ai dipendenti di ITA? Come potrebbe essere valutata dal Cda di ITA questa ipotesi? Ovviamente questo spiegherebbe la preoccupazione e l’irritazione dei sindacati che è emersa in queste ultime ore dopo il mancato accordo, e del perché i sindacati sono stati così insistenti nel cercare a tutti i costi un accordo con ITA prima dell’ingresso di Lufthansa nell’azionariato della compagnia di bandiera. Inoltre, le sigle sindacali avrebbero fatto ricorso a tutte le possibili strategie per poter mettere ITA nelle condizioni di firmare l’intesa prima dell’ingresso dei tedeschi nel capitale della compagnia, compresa quella mediatica.
Infatti, nei giorni scorsi sulle varie testate giornalistiche, erano apparsi numerosi articoli che definivano “nota e favorevole” la posizione di Lufthansa sull’aumento dei salari per i dipendenti di ITA e davano già “in tasca” l’accordo sindacale, notizia invece mai confermata ufficialmente dai manager del colosso tedesco, così come non è mai stata resa nota la posizione ufficiale sulla questione sia del Mef che del ministero delle Infrastrutture che invece proprio in queste ore avrebbero ufficiosamente sconfessato i sindacati.
Ma c’è anche un’altra faccia della stessa medaglia. I sindacati su questo tema sono spaccati: Cgil, Cisl, Uil e Anpac, si ritrovano da una parte mentre i Sindacati di base dall’altra. Questi ultimi, infatti, accusano i primi di aver acconsentito a far partire ITA facendo in modo di lasciare a casa i piloti con una certa esperienza e anzianità perché messi nelle condizioni di non poter accettare uno stipendio così basso. E infatti proprio oggi i sindacati di base assieme a NAVAID hanno chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di essere ricevuti per fare chiarezza sulle modalità che hanno portato ITA a siglare questi accordi e del perché in un momento in cui ci sarebbe da recuperare il personale che attualmente è fuori ed è in Cig, una parte del mondo sindacale si preoccupa solo di quelli che sono dentro ITA, e che casualità sono in gran parte sindacalizzati.
L’atteggiamento dimostrato dal Presidente di ITA, Armando Turicchi, che ha per il momento sospeso tutta l’operazione con i sindacati, non sembra voler assecondare i consiglieri del Cda che hanno voluto vederci più chiaro in una situazione di incertezza, tra l’altro in un momento particolarmente delicato per la privatizzazione della compagnia. Turicchi sembra invece voler riportare ai minimi termini la questione all’interno di una gestione collegiale del dossier, facendo passare il problema come un non problema. Ma forse più di qualcuno potrebbe aver qualcosa da ridire.
Il Governo, infatti, non solo non avrebbe gradito la corsa solitaria di Lazzerini anche se coperto e avvallato dal Presidente Turicchi, ma non avrebbe neanche gradito questa sorta di ricatto da parte dei sindacati che annunciano scioperi nel caso in cui non saranno firmate le clausole di aumento dei salari, fermo restando che i sindacati sono perfettamente a conoscenza, che l’accordo iniziale prevedeva che gli stipendi dei dipendenti di ITA sarebbero stati adeguati non prima del 2026, e quindi la ricostruzione fatta da più di qualcuno anche sulla stampa, per giustificare il mancato accordo sull’aumento degli stipendi e cioè che ci sia un disegno che tendenzialmente vorrebbe far saltare l’accordo con Lufthansa, non sta in piedi.
A questo punto solo l’azionista di ITA potrebbe dare un avvallo all’operazione di aumento dei salari attraverso una comunicazione ufficiale rivolta a tutto il Cda, sgombrando il campo da qualsiasi mala interpretazione senza costringere i consiglieri di amministrazione a una presa di posizione così importante, così delicata e molto rischiosa anche dal punto di vista personale.
Domanda: più di qualcuno in queste ultime ore però si sta chiedendo, ma se veramente Lufthansa fosse stata d’accordo sull’aumento dei salari del personale di ITA, non vorrebbe essere proprio lei a voler sedere al tavolo sindacale per contrattare le condizioni sull’aumento degli stipendi? Questo lo sapremo solo nelle prossime ore.
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