Terremoto in Turchia, secondo gli esperti molte migliaia di morti si sarebbero potuti salvare. E puntano il dito contro la corruzione dell’amministrazione Erdogan. La Turchia è stata devastata, nella giornata di lunedì scorso, da un terribile terremoto di magnitudo 7,8 nella zona di Gaziantep e un altro di magnitudo 7,7 nella vicina Kahramanmaraş. I morti finora dichiarati sono oltre 31.000, ma secondo le Nazioni Unite questa cifra è destinata a raddoppiare. Come analizza il Daily Telegraph, però, la stragrande maggioranza dei morti si sarebbe potuta evitare.
Secondo gli esperti, l’amministrazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha permesso che venissero costruiti edifici non conformi alle norme edilizie istituite dopo il 1999, anno in cui un altro devastante terremoto di magnitudo 7,6 travolse le province di Istanbul, Kocaeli e Sakarya, uccidendo circa 17.000 persone e ferendone oltre 50.000. Il condono più recente concesso da Erdogan risale al 2018, consentendo il proliferare di edifici di scarsa qualità costruiti mantenendo bassi i costi, privi delle strutture in calcestruzzo rinforzate in acciaio che avrebbero dovuto resistere alla potenza del terremoto. Inoltre, l’amministrazione Erdogan avrebbe concesso retroattivamente l’amnistia a milioni di edifici anche quando non erano aderenti agli standard o non rispettavano le norme di costruzione.
Terremoto in Turchia, le accuse contro Erdogan e il nodo delle elezioni
Terremoto in Turchia, secondo l’esperto David Alexander, professore di pianificazione e gestione delle emergenze all’University College di Londra sentito dal Daily Telegraph, potrebbero essere necessari 25 anni per ricostruire il Paese. E anche in questo caso, le norme del 1999 potrebbero non essere rispettate. Gli effetti del terremoto in Turchia sono destinati a manifestarsi anche sul piano economico con lo spettro di un’imminente crisi. A oggi, l’inflazione che ha sfiorato l’80% e costringe moltissimi cittadini turchi alla povertà, rendendo pressoché impossibile permettersi beni di prima necessità, cibo e alloggio.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan deve quindi affrontare una duplice sfida in vista delle elezioni imminenti. Da un lato l’inflazione, da lui provocata nel momento in cui ha deciso di tenere bassi i tassi di interesse nonostante il rialzo dei prezzi, promettendo ai cittadini turchi salari e pensioni più alte. Dall’altro lato, la tragedia emersa alla luce di questo terribile terremoto, che ha svelato la corruzione insita nella sua amministrazione. E l’arresto di alcuni costruttori edili, acciuffati prima che potessero fuggire all’estero, potrebbe configurarsi soltanto come un capro espiatorio in vista della sfida elettorale.