MICHELE PADOVANO E UN INCUBO DURATO 17 ANNI
Assolto pochi giorni fa dall’accusa di aver finanziato un traffico di droga nel 2006 in Marocco, Michele Padovano sarà tra gli ospiti della puntata di oggi de Le Iene. Una odissea giudiziaria quella che l’ex calciatore della Juventus e della Nazionale ha affrontato per 17 anni, ma ora è un uomo libero, finalmente riabilitato dall’accusa di essere coinvolto nel traffico internazionale di droga. Nel 2006 finì al centro di un’inchiesta della procura di Torino su traffico di hashish, per la quale 33 persone finirono in carcere. Stando alle prime accuse, la banda importava ingenti quantità di hashish in Italia dal Marocco, attraverso la Spagna. Vennero sequestrati 23 quintali di droga. Così cominciarono i problemi per Michele Padovano, che era direttore generale dell’Alessandria calcio all’epoca, oltre che candidato alle comunali a Torino per i Moderati.
Le indagini erano partite due anni prima. Per l’accusa, l’ex calciatore avrebbe avuto un ruolo come finanziatore nell’organizzazione che spacciava hashish arrivato dal Marocco, anche perché era ed è amico di Luca Mosole, considerato uno dei capi di tale organizzazione. Il risultato fu l’arresto di Michele Padovano, che però si è sempre dichiarato innocente. In primo grado fu condannato a 8 anni e 8 mesi, ridotti in appello a 6 anni e 8 mesi. Nel gennaio 2021 la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna, decidendo che il processo è da rifare. Poi la recente sentenza di assoluzione.
MICHELE PADOVANO “HO SOLO PRESTATO SOLDI…”
Tra le più brutte esperienze vissute da Michele Padovano in questo incubo durato 17 anni c’è anche il carcere, dove è stato per tre mesi. I primi dieci giorni a Cuneo, dove non poteva parlare con nessuno. «Nemmeno farmi una doccia. Sembrava avessero arrestato Pablo Escobar». Poi fu trasferito a Bergamo, dove trovò un ambiente più «gentile». Era comunque spaesato, ma poté contare sull’aiuto del suo compagno di cella, con cui si scambia ancora qualche messaggio. «In carcere ho trovato tanta umanità, anche se ero spaventato. Si resero subito conto che non c’entravo nulla e mi dicevano di star tranquillo», ha raccontato nei giorni scorsi a Rai News24. «Ho fatto 3 mesi di carcere, poi 9 mesi di domiciliari e altri 3 di firma, quindi è stato un incubo che finalmente è finito». Ora si gode «questa gioia immensa», perché «17 anni sono un periodo interminabile, troppo lungo, ma non ho mai perso la speranza che potessero accorgersi che non c’entravo nulla in quella vicenda». Michele Padovano è soddisfatto per l’impresa che la sua difesa è riuscita a realizzare: «Siamo riusciti a ribaltare una situazione compromessa». Riguardo gli ex compagni di squadra che gli sono stati vicini, ha citato Gianluca Presicci, con cui ha giocato nel Cosenza. L’altro è Gianluca Vialli: «Avevamo un rapporto meraviglioso, non c’è giorno che non dedichi un pensiero a lui, perché mi manca veramente tanto». Alla fine, Michele Padovano ha pagato un gesto d’amicizia disinteressato: prestare soldi ad un amico in difficoltà. «Non ho rinnegato le mie amicizie. Ho prestato soldi ad una persona che aveva bisogno di comprare dei cavalli e abbiamo dimostrato che sono stati acquistati. Tornassi indietro farei sicuramente più attenzione».