Perché i sindacati vorrebbero siglare un nuovo accordo con ITA per aumentare gli stipendi dei dipendenti e perché lo vogliono fare prima dell’ingresso di Lufthansa? Questa è la domanda della settimana. Quando ITA è stata costituita nel 2021 per poter aggirare il famoso articolo 2112 del C.C. per la continuità aziendale, si sono inventati il Ccnl del Trasporto Aereo che è stato firmato dalle sigle sindacali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti e Ugl a cui poi si è aggiunta anche l’Anpac, e che prevede per i dipendenti di ITA delle tabelle salariali economicamente più alte rispetto al vecchio contratto Alitalia.
ITA successivamente ha sottoscritto con il sindacato degli accordi in deroga al contratto che prevedono un abbassamento degli stipendi nella fase cosiddetta di start-up, quella di avvio dell’impresa, e cioè quella che va dall’anno 2022 fino a tutto il 2025 anche a seguito degli accordi di secondo livello, firmati sempre in una fase successiva. Questi accordi prevedono che i piloti o gli assistenti di volo o il personale di terra con una certa anzianità possano entrare in ITA mantenendo la propria anzianità di servizio e quindi partire immediatamente con le erogazioni salariali previste da quella anzianità aumentata di 1 scatto, entro però i 20 anni di anzianità medesima. Tradotto: un comandante che aveva 19 anni di anzianità in Alitalia si ritroverà con un’anzianità di 20 anni in ITA e con l’applicazione della relativa tabella salariale che come detto è più alta rispetto a quella della vecchia Alitalia.
In particolare le tabelle attuali del Ccnl prevedono erogazioni medie di circa 500 euro in più al mese per ogni pilota o comandante che opera sul medio o corto raggio, rispetto a quanto veniva percepito invece nella vecchia Alitalia. E allora perché gli ex Alitalia hanno rifiutato di andare a lavorare in ITA? In realtà gli ex Alitalia, non sono stati messi nelle condizioni di andare a lavorare in ITA. E vediamo il perché.
Le tabelle di conversione indicate nel Ccnl che prevedono l’abbassamento dei salari per effetto della fase di start-up contengono un abbassamento medio degli stipendi in una forchetta che va dal 32% al 39%. Quindi, un comandante di corto e medio raggio con 10 anni di anzianità e che oggi lavora in ITA percepisce circa 3.100 euro al mese contro i 5.100 previsti dal contratto base. Questi 5.100 euro potranno essere percepiti solo dopo alla fine della fase di start-up, prevista dall’accordo a partire dal 2026.
Ad esempio, rispetto ad un comandante di Alitalia, lo stipendio previsto dal nuovo contratto nazionale del trasporto aereo per un comandante di ITA è più alto mediamente di 500 euro al mese. Nella tabella che pubblichiamo a tergo potete trovare un riassunto delle tabelle salariali con alcune comparazioni tra il vecchio contratto Alitalia e le tabelle che vengono applicate attualmente da Air Dolomiti, che ha dei trattamenti salariali decisamente più alti rispetto a quelli sia dell’ex Alitalia sia anche di ITA.
Ecco quindi spiegato perché i comandanti ex Alitalia più anziani, quelli con almeno 20 anni di esperienza, non sono andati a lavorare in ITA. Non solo uno stipendio troppo basso, ma il rischio anche di un taglio sulla futura pensione.
Ma se il contratto di lavoro di ITA è più alto di quello di Alitalia perché il sindacato vuole ancora alzare di più gli stipendi? Grazie al fatto che il Governo ha trovato un partner industriale, e dato che di aerei in fotta ce ne sono a sufficienza (ne mancano almeno 10), che di passeggeri ne abbiamo quanti bastano (ne mancano almeno 3 milioni), che il fatturato è adeguato (c’è una perdita secca di 1,5 milioni al giorno), tutto ciò premesso il sindacato avrebbe voluto far dichiarare all’azienda che la fase di start-up sarebbe da archiviare e che quindi avrebbero dovuto entrare immediatamente in vigore le tabelle come da contratto Ccnl le quali per l’appunto prevedono un immediato innalzamento dei tetti salariali.
Ma cos’è una start-up e quanto dura il periodo di start-up in una azienda? Il termine start-up venne utilizzato in passato per indicare il processo di accensione e avvio di un computer o di altro dispositivo elettronico. Oggi viene largamente utilizzato per indicare una nuova impresa in fase di avviamento. Il periodo di start-up normalmente dura dai 3 ai 5 anni a seconda degli investimenti proferiti. La fase di start-up invece si può definire conclusa solo quando sono stati realizzati tutti gli obbiettivi del piano industriale e gli investimenti conseguenti e l’azienda è in grado di produrre un fatturato adeguato abbastanza sufficiente per poter restituire il capitale agli investitori.
Possiamo quindi informare i sindacati che ITA attualmente è ancora in fase di start up. Infatti, non ha ancora realizzato tutti gli investimenti, il fatturato è troppo basso rispetto ai debiti, (e lo sappiamo per certo perché la perdita a bilancio 2022 sfiorerà i 500 milioni di euro), la flotta attualmente è ancora in fase di stabilizzazione e notizia fresca, fresca di giornata ci si dice che proprio sulla flotta ci sarebbero dei rallentamenti sugli ordini già contrattualizzati in particolare quelli di Air Lease Corporation e cioè i famosi 31 aeromobili da noleggiare. L’ordine, infatti, avrebbe subito un certo rallentamento nella consegna degli aeromobili.
Ma c’è un altro dettaglio che non può sfuggire a chi qualcosa ne capisce di questo mestiere: nell’accordo che i sindacati avrebbero voluto far firmare a ITA troviamo una clausola di ingresso per i nuovi assunti. E cioè per coloro che volessero entrare dopo la firma dell’accordo, pur riconoscendo loro l’anzianità di servizio, a questi neo-assunti verrebbero applicate per i primi 15 mesi di servizio le tabelle salariali di start-up. Cosa vuole fare quindi il sindacato: con il bene placito dell’azienda, di fatto vuole far coprire (solo per il primo anno) i cosiddetti aumenti salariali, (per effetto della cancellazione della fase di start-up) ai nuovi assunti attraverso minori esborsi.
Cosa significa? Aumentando gli stipendi l’azienda dovrà sostenere un maggior costo del personale già stabilizzato (parliamo solo del personale navigante) e ciò corrisponderebbe a circa 41 milioni di euro l’anno in più, mentre il risparmio in termini di minori spese per i salari dei nuovi assunti per i primi 15 mesi di attività sarebbe nell’ordine dei 40 milioni di euro l’anno. La differenza di 1 milione di euro sarebbe in qualche modo rimodulata attraverso i premi di produzione che a quel punto potrebbero essere più contenuti. Quindi, di fatto è una operazione a saldo quasi zero, ma solo per il primo anno, e impostata alle spalle dei nuovi assunti.
Infatti, dal secondo anno in poi il monte stipendi con i nuovi assunti passerebbe dai 118 milioni di euro (con applicazione delle tabelle di start-up) a circa 158 milioni di euro nel 2024, e dal 2025 il monte salario si assesterebbe a più di 185 milioni di euro. Un incremento di oltre 115 milioni di euro rispetto a oggi. Si ritiene che sia un costo molto difficile da giustificare per un’impresa ancora in fase di start-up.
A questo punto c’è da chiedersi come è possibile che un’azienda come ITA che non ha ancora terminato la fase di start-up e che si ritroverà una perdita a bilancio di quasi 500 milioni di euro nel 2022, con un network e una flotta ancora tutta da disegnare, possa sottoscrivere degli accordi sindacali di tale rilevanza senza portare all’interno di un Cda un business plan aggiornato con tutte le variabili del caso a dimostrazione che la fase di start-up è terminata? Dove sta la copertura finanziaria per gli ulteriori 115 milioni di euro di stipendi che ITA si ritroverebbe in pancia già nel 2025?
Com’è possibile che un’azienda possa permettere al sindacato di decidere su una regola che consideri i nuovi assunti dei lavoratori di serie “B” applicando loro per 15 mesi le tabelle di start-up quando di fatto sono i sindacati stessi che per avere più soldi in busta paga vogliono definire l’azienda non più una start-up ? Quale mente brillante ha potuto partorire un progetto simile e cioè l’eliminazione delle tabelle di start-up nel momento in cui non solo ITA è di fatto ancora una start-up, ma nel momento in cui Lufthansa sta decidendo di entrare in ITA e con l’incognita che un accordo del genere potrebbe tranquillamente far sì che Lufthansa si dilegui seduta stante o anche che i giudici, possano considerare lesivo e denigratorio dei lavoratori neo assunti tale accordo?
Quale occhio di lince non si è reso conto che tutto questo giochino serve solo al sindacato per avere più soldi per gli attuali lavoratori di ITA, soprattutto in questa fase, tale che posa consentire al sindacato di consolidare il proprio ruolo in azienda ed evitare che un nutrito gruppo di piloti neo assunti e più esperti possa a loro volta costituirsi in un sindacato alternativo? Quale volpe del deserto non si renderebbe conto che questa operazione mira anche a poter mettere in futuro il sindacato nella condizione di andare alla corte di Lufthansa per poter ottenere un ulteriore aumento degli stipendi in modo da equiparare quelli di ITA a quelli di Air Dolomiti notoriamente più alti?
Direi che tutto ciò è più che sufficiente e sono certo che i lettori potranno trarre autonomamente le proprie conclusioni…
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