Cortisone, antibiotici e broncodilatatori non servono per la bronchiolite. Lo affermano le nuove linee guida della Società italiana di pediatria (Sip), utili anche alla luce del fatto che negli ultimi due anni in Italia e nel mondo ci sono state importanti epidemie di bronchiolite che hanno messo alla prova i sistemi sanitari riguardo posti letto nei reparti e nelle terapie intensive. Per contrastare il virus respiratorio sinciziale si punta all’uniformità e standardizzazione dei trattamenti, oltre che alla corrette informazione ai genitori. A realizzare le linee guide anche la Società di neonatologia (SIN), la Società per le malattie respiratorie infantili (SIMRI) e altre 13 società scientifiche pediatriche, poi sono state pubblicate sull’Italian Journal of Pediatrics.
Peraltro, vanno ad aggiornare quelle del 2014 in virtù delle ultime evidenze scientifiche. Si tratta di «un aggiornamento sulle migliori pratiche per la gestione della bronchiolite con l’auspicio di arrivare ad un comune e condiviso approccio medico», spiega Annamaria Stoiano, presidente della Società italiana di pediatria. La curva epidemica della bronchiolite, a causa della pandemia Covid, è cambiata, infatti c’ stata una drastica riduzione dei casi, ma poi c’è stata una recrudescenza del virus respiratorio sinciziale, quando le misure di restrizione sono state revocate. Nella pubblicazione scientifica si precisa che vengono spesso usati farmaci «per i quali non vi sono evidenze e che questi farmaci possono anche causare effetti collaterali». Eugenio Baraldi, direttore del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Azienda-Ospedale Università di Padova, ha spiegato che cortisone, antibiotici e broncodilatatori «non dovrebbero essere usati, mentre questo ancora accade spesso».
BRONCHIOLITE, QUALI SONO LE LINEE GUIDA
Le linee guida aggiornate si soffermano sull’importanza della prevenzione, attraverso informazioni, «dal momento che, oltre all’ossigeno, non vi sono né antivirali né vaccini disponibili». Quali sono i consigli per i genitori? Non bisogna baciare i bambini se si è raffreddati ed evitare di toccarsi la faccia; usare la mascherina in caso di raffreddore. Il latte materno è importante perché contiene anticorpi contro numerosi agenti infettivi e riduce il rischio di infezioni gravi da VRS e di ospedalizzazione per bronchiolite. Capitolo igiene: lavare le mani con acqua e sapone o con un gel alcolico prima di toccare il bambino e chiedere di fare altrettanto a tutti coloro che entrano in contatto con il piccolo. Non fumare in casa, perché il fumo aumenta il rischio di infezione. Se il bambino è prematuro o soffre di malattie cardiache o polmonari bisogna chiedere al pediatra se vi sono le indicazioni all’uso degli anticorpi monoclonali per la prevenzione delle infezioni da VRS. Sono tutte misure che aiutano a prevenire infezioni respiratorie causate da altri virus e batteri. Per quanto riguarda la prevenzione farmacologica, c’è un anticorpo monoclonale per il VRS già a disposizione, che si chiama Palivizumab, in uso da tanti anni per proteggere i lattanti nati prematuri. Sul mercato sta arrivando un nuovo anticorpo monoclonali che potrebbe essere dato a tutti i neonati per una profilassi universale. Infine, vi sono poi diversi vaccini in fase di studio, ma sono più lontani nell’arrivare all’applicazione.